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Usa: Rand Paul guarda al 2016 e rivoluziona le primarie nel suo Kentucky

06 novembre 2014 | 17.37
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Rand Paul si affretta a bollare i democratici sconfitti a midterm come gli #Hillary losers e vuole rivoluzionare le primarie del suo Kentucky in modo da potersi permettere di candidarsi nel 2016 sia alle presidenziali che al suo seggio al Senato. Il 51enne senatore repubblicano, figlio del famoso deputato libertarian e due volte candidato alla Casa Bianca, è uno dei volti del trionfo dei repubblicani al Congresso, ed è sempre più considerato uno dei possibil prossimi candidati alla presidenza.

Non a caso nel commentare i risultati elettorali, Paul ha sottolineato come debbano essere considerati non solo "un ripudio di Barack Obama ma anche di Hillary Clinton". E su Facebook ha pubblicato un montaggio con tutte le foto dell'ex segretario di Stato con i candidati democratici sconfitti con la scritta #Hillaryloser. Insomma, le aspirazioni presidenziali del senatore repubblicano sono più che chiare ma, stando a quanto scrive oggi, non vorrebbe rinunciare al seggio al Senato, cosa che gli imporrebbe ora la legge statale, prima di essere sicuro di vincere la nomination.

L'idea di Paul è quella di trasformare le primarie in un caucus, una riunione più informale degli elettori repubblicani dello stato per scegliere il candidato, in cui solitamente non ci sono schede elettorali vere e proprie. In questo modo verrebbe aggirata la legge che chiede che "il nome di un candidato non appaia più di una volta sulle schede elettorali". Paul ha illustrato la proposta al presidente del partito locale durante i festeggiamenti dopo la vittoria di Mitch McConnell, il leader del Senato anche eletto in Kentucky.

Arrivato al Senato con la rivoluzione del Tea Party del 2010, Paul negli ultimi tempi ha intrapreso un percorso che l'ha allontanato un po' dalle posizioni ultra estremiste del movimento conservatore. Tanto che nei mesi scorsi il Washington Post lo definiva "il più interessante, al momento, uomo del partito repubbliano", sottolineando che forse non si dovrebbe più definirlo esponente del Tea Party.

Pur mantenendo le posizioni conservatrici in materia di politica fiscale, che sono il vero comune denominatore delle diverse anime del Tea Party, Paul negli ultimi mesi si è dimostrato molto più aperto e disponibile ai negoziati, ed i compromessi, che sono lo spirito della politica americana, soprattutto al Senato. Ma la mossa più interessante è stata forse il suo impegno a superare quella che ha definito "la barriera tra afroamericani e repubblicani", un segnale importante della serietà delle sue intenzioni in vista delle presidenziali del 2016 che i repubblicani non possono sognare di vincere se non conquistano il voto delle minoranze.

Posizioni lontane da quelle di Ted Cruz che già prima della vittoria elettorale affermava di sognare un Senato di lotta, ultraconservatore e sempre pronto allo scontro con l'amministrazione Obama, come è stata la Camera dei rappresentanti in questi ultimi quattro anni. Anche Il 44enne figlio di un immigrato cubano, arrivato al Senato nel 2012 sulla scia dei successi del Tea Party, viene considerato come un possibile candidato alla nomination repubblicana, come l'altro senatore ispanico, e paladino del Tea Party, Marco Rubio eletto in Florida. Anche se non bisogna dimenticare che accanto ai nomi dei giovani leader emergenti, da tempo appare quello di un esponente di una grande dinastia repubblicana, Jeb Bush, figlio e fratello di due ex presidenti, che molti moderati, ed esponenti dell'establishment repubblicano, considerano un cavallo più sicuro per riconquistare la Casa Bianca.

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