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Volkswagen: l'auto del popolo, dal Maggiolino al sogno di essere numero uno

Il Maggiolino della Volkswagen (Infophoto) - INFOPHOTO
Il Maggiolino della Volkswagen (Infophoto) - INFOPHOTO
22 settembre 2015 | 14.05
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Ha un 'padre' ingombrante, una storia gloriosa e un presente travagliato: Volkswagen, il gruppo tedesco nella bufera per la vicenda del software che truccava le verifiche sulle emissioni, non ha certo avuto modo di godere dell'arrivo al numero uno dei costruttori mondiali, un obiettivo lungamente inseguito e toccato in anticipo rispetto alla tabella di marcia. Infatti, il sorpasso su Toyota era previsto nel 2018 e invece è stato compiuto nel primo semestre 2015, con 5,04 milioni di unità vendute a livello globale. Difficilmente il risultato dovrebbe consolidarsi a fine anno visto lo stop alle vendite su alcuni mercati chiave e l'inevitabile effetto negativo su tutta la gamma.

Pur avendo raggiunto il numero uno mondiale VW è comunque un gruppo relativamente 'giovane' rispetto alla concorrenza: se Mercedes Benz nasce (insieme all'automobile) nel 1883 e Fiat nel 1899, Volkwagen vede la luce nel 1937, quando viene presentato il primo modello di 'Vettura del popolo', concretizzazione di una idea perseguita da Adolf Hitler già dai primi mesi della sua ascesa al potere.

Il Fuhrer chiese all'industria tedesca di realizzare un modello per la motorizzazione di massa, capace di trasportare due adulti e tre bambini a 100 km/h con un costo di soli 990 Reichsmark. La richiesta portò alla fusione - sotto l'egida statale - di diverse realtà da cui appunto nacque Volkswagen: quanto al primo modello, il Typ 1, dopo la parentesi bellica venne finalmente messo in commercio come Volkswagen 1200, o - dalla sua forma caratteristica - Kaefer, ovvero Maggiolino, il nome con cui è entrato nella storia.

A decretare la sopravvivenza del progetto di Hitler e della fabbrica di Wolfsburg devastata dai bombardamenti alleati, fu paradossalmente un ufficiale britannico che mostrò uno dei pochi esemplari del Typ 1 ai suoi superiori, ottenendo il via libera a una ripresa della produzione, seppure in condizioni di emergenza. Per tutto il primo dopoguerra la storia di VW è stata quella del Maggiolino, che uscirà di produzione in America Latina solo nel 2003, dopo 21,52 milioni di unità vendute. UN record - per una vettura tedesca - battuto solo dal modello con cui VW è riuscita a spezzare - dopo una serie di tentativi falliti - la sua Maggiolino-dipendenza, ovvero la Golf, che ha ascendenze italiane (Giorgetto Giugiaro ne ha disegnato la prima fortunatissima serie) e nelle sue sette generazioni ha finora venduto oltre 31 milioni di esemplari.

Il successo di questi modelli ha favorito la crescita di Volkwagen, che ha nel corso degli anni attratto nella sua orbita una serie di marchi (spesso salvati dal fallimento, grazie all'iniezione di liquidità e know-how). Lo shopping deglu ultimi decenni ha fatto finire sotto il controllo di Wolfsburg nomi nobili come Audi, Bentley, Bugatti, Lamborghini e Porsche (quest'ultima al termine di una acerrima battaglia azionaria) e brand popolari come SEAT e Škoda. Ma il gruppo Volkswagen va oltre la dimensione automobilistica: recente l'acquisizione delle moto di Ducati mentre sul fronte veicoli commerciali si contano i brand MAN, Scania e Neoplan. Il gruppo è attivo anche in Asia, dove controlla il 19,9% di Suzuki ed ha due importanti joint-ventures in Cina (FAW-Volkswagen e Shanghai Volkswagen).

Il quadro produttivo e finanziario di Volkswagen oggi è impressionante: più di 100 impianti in 27 paesi, 583 mila dipendenti, 10,14 milioni di veicoli prodotti nel 2014 con un fatturato di 202 miliardi e utili per 10,84 miliardi. Un colosso che oggi trema, e tutto per via di una semplice centralina elettronica.

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