cerca CERCA
Domenica 05 Maggio 2024
Aggiornato: 14:34
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Furia Landini, attacco politico al sindacato: "Esecutivo teme chi non la pensa come lui"

(Fotogramma)
(Fotogramma)
22 settembre 2023 | 18.32
LETTURA: 4 minuti

(di Alessandra Testorio) Archivia ogni diplomazia il leader Cgil Maurizio Landini e sferra un attacco frontale al governo. Dopo una settimana in cui il sindacato è finito sotto i riflettori della stampa e delle polemiche legate alla vicenda del licenziamento dell’ex portavoce, Massimo Gibelli, e la riorganizzazione della comunicazione interna a Corso Italia, il segretario generale decide di rispondere colpo su colpo. E in una conferenza stampa convocata dopo l’assemblea aperta della Fiom non usa mezzi termini per denunciare “l’attacco politico” cui è sottoposto il sindacato da parte di un governo “che ha paura di chi non la pensa come lui”.

“Questo governo ha paura sia della manifestazione del 7 ottobre che delle varie mobilitazioni che stanno crescendo in tutto il Paese. Ma soprattutto ha paura anche di tutti quelli che la pensano diversamente”, dice. Un vero e proprio “attacco contro la Cgil e il suo segretario per delegittimare il sindacato. Un fatto gravissimo, mai successo prima”, denuncia ancora Landini mettendo in fila i veri problemi del Paese a cui il governo non da risposta mentre “in appena due giorni si affretta a rispondere ad una interpellanza di Fratelli d’Italia che usa ricostruzioni sommarie e indiscrezioni giornalistiche che cercano di delegittimare il sindacato”: precariato, inflazione, lavoro povero e salari inadeguati, tagli al servizio sanitario nazionale, cancellazione del reddito di cittadinanza, autonomia differenziata.

E al ministro del Lavoro, Marina Calderone che aveva assicurato come il dicastero di via Veneto “vigilerà” sulla vicenda Gibelli, Landini risponde ribaltandone la prospettiva: “saremo noi a vigilare sul governo, su quello che fa e non fa e a difendere gli interessi dei lavoratori e dei nostri 5 milioni di iscritti”. E si comincerà, ribadisce, dalla mobilitazione del 7 ottobre prossimo in difesa della Costituzione, che avvicina a grandi passi quello sciopero generale cui pensa da tempo Corso Italia in mancanza di risposte del governo su fisco, pensioni e salari, nella prossima manovra finanziaria. Una mobilitazione, ammonisce ancora , “che non finirà fino a che non produrrà risultati e fino a che il governo non accetterà di cambiare le proprie politiche e di avviare un confronto e una mediazione vera con i lavoratori”.

Ma il percorso resta accidentato vista la bocciatura da parte della Cgil anche dell’ultimo incontro a palazzo Chigi, oggi, con il ministro Urso sugli interventi anti-inflazione. “Continuano gli incontri finti: si annuncia un possibile accordo con i produttori e la grande distribuzione dove i soggetti possono scegliere se aderire o meno. Si devono invece aumentare i salari in modo strutturale, confermare il taglio del cuneo contributivo, detassare gli aumenti contrattuali, agire sui trasporti pubblici locali e affrontare il tema della casa”, ripete ancora annunciando peraltro anche il ricorso al Tar, con allegata richiesta di sospensiva, contro la rivisitazione effettuata dal governo, sui dati Inps, con cui ha limato la rappresentanza di corso Italia all’assemblea Cnel che a breve si troverà a discutere di salario minimo. “Hanno tolto la rappresentanza a Cgil Cisl e Uil per darla a sindacati che non hanno iscritti, non hanno rappresentanza”, commenta ribadendo come sulla partita del salario minimo sia il governo “a dover sciogliere il nodo”, non il Cnel “che non si può sostituire all’esecutivo e al Parlamento”.

E tornando alla vicenda innescata dal licenziamento dell’ex portavoce, Massimo Gibelli Landini chiarisce: “Gibelli non ha partecipato ad una ridefinizione strategia della comunicazione Cgil ma è stato assunto con qualifica di caporedattore nel 2012 dopo che nel 2003 si era dimesso. Assunzione decisa dal segretario di allora. Nella riorganizzazione fatta in questi mesi abbiamo ritenuto che il ruolo di portavoce non fosse più necessario e quindi che si potesse arrivare alla soppressione della funzione nel rispetto delle leggi del contratto giornalisti”, risponde a chi sottolineava l’uso da parte del sindacato del nuovo articolo 18 a lungo combattuto dalla Cgil. “Si è parlato di jobs act ma non c’entra proprio nulla. C’è la legge 108 sulle associazioni a cui non si applica l’articolo 18. Abbiamo letto ricostruzioni un po’ fantasiose. Pensiamo che i problemi del paese siano altri e che questi processi sommari non funzionano così come non funzionano le interpellanze fatte a uso e consumo dal partito di maggioranza per spostare l’attenzione dai problemi veri del paese. Noi non abbiamo nulla da nascondere”, conclude.

E non si fa attendere la replica del ministro del Lavoro, Calderone: le dichiarazioni del governo, dice in una nota, “sono state rese in risposta ad un atto di sindacato ispettivo e dunque nel rispetto della prerogative del Parlamento”.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza