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La Striscia Gaza ridotta in macerie: "Come la Siria in 4 anni di guerra"

22 novembre 2023 | 17.33
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 - (Afp)
- (Afp)

Anche se i combattimenti dovessero terminare oggi, una vasta porzione della Striscia di Gaza è stata ridotta in macerie, in proporzione, quanto in Siria è stato polverizzato in quattro anni di guerra. Ed è difficile immaginare un processo di ricostruzione e chi sarà disposto a versare il denaro necessario dell'ordine di diversi miliardi di dollari, anche solo calcolarne il costo, scrive il Washington Post, citando il dato dell'Ufficio del coordinatore delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari, per cui il 45 per cento delle unità abitative dell'enclave sono già state distrutte o gravemente danneggiate.

Migliaia di munizioni sono state sparate da Israele in tutta la regione, ma in modo particolare al nord. La città di Beit Hanoun in cui vivevano 50mila persone è una rovina in cui "a malapena rimane in piedi un unico edificio". Come si vede dalle immagini dei satelliti e dei droni, le strade sono distrutte e gli edifici crollati. Più della metà degli edifici nel nord della Striscia sono danneggiati.

Il direttore delle operazioni umanitarie dell'Onu Martin Griffiths ha descritto la situazione come "la peggiore mai vista" nella sua lunga carriera. "Nessuno va a scuola a Gaza. Nessuno sa cosa sarà il suo futuro. Gli ospedali sono diventati luoghi di guerra, non di cura. Non penso di aver mai visto una cosa simile", ha dichiarato, in una intervista a Cnn.

"Anche se Gaza ha una lunga storia di distruzione, non ci sono paralleli con le dimensioni dell'attuale devastazione. Fonti palestinesi stimano che il costo dell'operazione di terra israeliana a Gaza nel 2014 sia stato di oltre sei miliardi di dollari. La guerra in corso ha già molto più lunga e distruttiva", scrive il quotidiano americano.

"Sarà difficile accettare con equanimità che dobbiamo dare una mano ai residenti di Gaza a ricostruire le loro case, le loro scuole e infrastrutture, a creare lavoro per loro, e inevitabilmente molti di questi lavori dovranno essere in Israele perché Gaza non può generarne abbastanza autonomamente nel futuro, anche se i Paesi terzi donatori faranno la parte del leone", ha commentato David Rosenberg, su Haaretz. E comunque anche i Paesi terzi donatori dovranno affrontare interrogativi pesanti.

"I Paesi arabi non vogliono ripulire il macello che ha fatto Israele e aiutarlo a fare da poliziotto ad altri arabi", ha scritto l'Economist, sottolineando come se non vogliono rivedere Israele occupare la regione, l'Anp è troppo debole al momento per riprendere il pieno controllo di Haza.

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