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Riforme, Ceccanti: "Non serve un'Assemblea costituente, considero sbagliata questa proposta"

13 febbraio 2024 | 16.07
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Il costituzionalista: "E' uno strumento sproporzionato e se c'è da rinnovare un patto, va fatto fra le forze politiche che sono presenti in Parlamento"

Stefano Ceccanti (Fotogramma)
Stefano Ceccanti (Fotogramma)

Una Assemblea costituente per le riforme istituzionali? "Capisco lo spirito costruttivo ma per diversi motivi considero sbagliata questa proposta del caro amico Giuseppe Tognon ( su La Repubblica - ndr). La prima è che se c'è da rinnovare un patto, va fatto fra le forze politiche che sono presenti in Parlamento. La seconda è che lo strumento è sproporzionato rispetto a quello che c'è da fare". Così all'Adnkronos Stefano Ceccanti, professore ordinario di Diritto pubblico comparato presso l'Università "La Sapienza" di Roma, che aggiunge: "Caso mai si sarebbe dovuta costituire una bicamerale dentro questo Parlamento. Sarebbe stato lo strumento più congruo a favorire accordi. Lavorare invece in Commissione affari costituzionali, dove già maggioranza e opposizione si dividono sulle altre materie, si è infatti rilevato molto più polarizzante".

Secondo il costituzionalista, che con Libertà Eguale insieme a Fondazione Magna Carta e Io Cambio ha lanciato un'iniziativa bipartisan per una riforma condivisa e quindi per evitare il referendum confermativo sul premierato con l’approvazione a maggioranza di due terzi delle Camere, "non bisogna creare un canale parallelo (al Parlamento - ndr) perché crea problemi. Lo ha dimostrato l'esperienza del Cile che ha eletto due Assemblee costituenti in parallelo al Parlamento e poi alla fine ha perso i referendum. Quindi il patto - sottolinea - lo devono e possono fare le forze politiche presenti in Parlamento cercando in tutti i modi di arrivare ai due terzi, cosa che è tecnicamente possibile. E' solo una questione di volontà politica".

In secondo luogo, "lo strumento (Assemblea Costituente - ndr) è sproporzionato rispetto a quello che c'è da fare: una importante ma limitata revisione della seconda parte della Costituzione relativamente a una forma ragionevole di premierato con equilibri rinnovati; e, a completamento del Titolo Quinto, la trasformazione del Senato in Camera delle Regioni, che è il vero buco nero del rapporto centro-periferia e senza il quale anche l'Autonomia differenziata crea più problemi che soluzioni". Riforme per cui "è del tutto sproporzionato lo strumento Assemblea costituente. Non serve. Va considerato che nello spirito della Costituzione le due ipotesi dell'articolo 138 pari non sono, come ha ricordato recentemente anche il presidente della Corte costituzionale Barbera. Le riforme condivise a due terzi dovrebbero essere la prima scelta, mentre quelle a maggioranza assoluta come il referendum - conclude Ceccanti - dovrebbe essere vista solo come una subordinata". (di Roberta Lanzara)

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