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Sanremo 2024, parla il proprietario dell'Ariston: "Finalmente ripreso assetto pre-Covid"

02 febbraio 2024 | 15.10
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Walter Vacchino racconta all'Adnkronos il ritorno alla normalità: "Contento del ritorno dei giornalisti al Roof" e del "festival dell'intera città".

Sanremo 2024, parla il proprietario dell'Ariston:

Il festival è dell'intera città di Sanremo e oggi arriva ovunque, anche "nelle tasche dei ragazzi". Il Teatro Ariston, che dal 1977 è il palcoscenico del Festival di Sanremo, quest’anno segna definitivamente il ritorno alla normalità dopo il Covid, con la sala stampa di nuovo all’Ariston Roof. A raccontare all’Adnkronos, il dietro le quinte del festival di ieri e di oggi è il patron dell’Ariston, Walter Vacchino.

Quest’anno, racconta Vacchino, “ci sono stati miglioramenti per alcuni settori con la ripartizione degli spazi per ottimizzare quelle che sono le lavorazioni e le necessità dello spettacolo. Abbiamo, quindi, ripreso finalmente l’assetto pre-Covid”, sala stampa compresa che negli ultimi anni, a causa della pandemia, era stata spostata al Casinò: “era una bellissima sala stampa” ma al Roof “tutto è concentrato e il loro lavoro si svolge meglio”. Ma c'è di più: “sono contento di riavere i giornalisti all’Ariston perché un festival senza di loro non è un festival”, aggiunge Vacchino.

E l’Ariston Roof quest’anno compie 30 anni: “la sala stampa è arrivata nel '94, prima era nel Ritz, ovvero nella sala collocata sotto il teatro ed era molto caratteristica perché c'erano ancora i telefoni a gettoni. Abbiamo assistito all'evoluzione della professione, dal gettone al cellulare”. Il festival, quindi “ha attraversato un'epoca anche sotto l'aspetto multimediale con la capacità oggi di andare ovunque”. “Come dico sempre – racconta il proprietario dell’Ariston - il festival è finito nelle tasche dei ragazzi che con il cellulare riescono a guardarlo per intero. Sono rimasto stupito di come sia naturale per loro la visione dell'emozione anche dal telefono”.

E a chi a volte dice che ci vorrebbe una nuova sede per il festival, Vacchino risponde: “come in una perfetta simbiosi, l'Ariston si è adattato al festival e il festival si è adattato all'Ariston”. In questa evoluzione, “è scattato quello che oggi fa la differenza, ovvero un festival diffuso con tanti palchi che attraversano le piazze e le strade di Sanremo. Il festival, dunque, è diventato una manifestazione di tutta la città”. Da Casa Sanremo al glass di Fiorello, passando per tutti i track davanti al casinò: “si tratta di una diffusione dei punti di comunicazione che danno l’amplificazione al festival 24 ore su 24”.

L’edizione del festival più importante? Vacchino non ha dubbi: “quella del Covid”. Parliamo, dunque, del 2021 quando Amadeus e Fiorello hanno affrontato la conduzione senza pubblico: “È stata l'edizione più importante dal 1951 ad oggi, quella più difficile. La sfida è stata farla con la volontà di portare leggerezza nelle case degli italiani”. C’è voluto tanto coraggio che “la Dea Bendata ha voluto poi premiare”. “I Maneskin hanno vinto e il loro nome è andato in giro per il mondo. Hanno vinto l’Eurosong che è poi tornato a Torino". Grazie a quell'edizione "c’è stata una circolarità di buone notizie”. Infine, il FantaSanremo: “Non gioco per motivi di tempo, ma l’idea mi piace e mi diverte. E’ un altro palcoscenico che si aggiunge a quello ufficiale”.

(di Loredana Errico)

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