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Iraq: vescovo Baghdad su giornalista, aiutatela, gente senza coscienza

01 agosto 2014 | 16.05
LETTURA: 3 minuti

Iraq: vescovo Baghdad su giornalista, aiutatela, gente senza coscienza

"Fate qualcosa per liberare l'Iraq da questa gente che non parla di diritti, che vuole solo una dittatura maligna". E' un "appello a tutto il mondo, a tutti gli uomini di buona volontà, all'Europa intera, all'America e a tutte le società umane" quello che arriva da Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei e presidente della Caritas irachena, che interviene dopo la richiesta di aiuto contenuta in una lettera inviata ad Aki - Adnkronos International da una giornalista sciita irachena minacciata di morte con suo marito e i suoi figli "per motivi religiosi e confessionali".

"Ci sono cose che non fanno neanche gli animali - dice Warduni in un colloquio telefonico con Aki - Gridiamo con le nostre donne, i nostri bambini, i nostri vecchi, i nostri malati: aiutateci a liberarci da questa gente che non conosce la storia, che ha distrutto chiese e moschee, che non ha né misericordia né coscienza né religione. Chiediamo a tutti: liberateci, aiutateci perché ogni essere umano veda rispettati i diritti umani".

"Questa gente è contro tutti, soprattutto contro le donne", prosegue monsignor Warduni, che parla di "cose terribili che non siamo proprio abituati a sentire". "Quando gli Usa e l'Europa sono venuti a occupare l'Iraq - aggiunge - i cristiani sempre hanno difeso il Paese, anche con il sangue dei loro soldati, dei loro figli e adesso arriva questa gente, non sappiamo da dove, con questo rancore, con questo spirito maligno che vuole far diventare tutti come desidera anche se questo è contro Dio, contro la morale, contro le donne, contro i diritti umani".

Monsignor Warduni ricorda come la "situazione dei cristiani in tutto l'Iraq sia la situazione di tutti gli iracheni: una situazione non positiva a causa della mancanza di un governo vero, dell'unità, della riconciliazione tra i diversi gruppi". E sottolinea come "la condizione peggiore in assoluto sia quella dei cristiani che vivevano da centinaia di anni a Mosul" e che sono "stati cacciati senza dignità" in un modo "terribile".

Monsignor Warduni ripercorre le tappe della fuga dei cristiani da Mosul e spera che "l'Onu, l'Unione Europea facciano qualcosa" perché "non basta dare denaro per mangiare per qualche giorno, né basta promettere di riceverli come emigrati, ma bisogna risolvere il problema, permettere che ritornino nelle loro case e riprendano a lavorare come prima per poter andare avanti con la vita".

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