''L'esclusione'' della comunità sunnita dalla vita politica irachena ha aperto le porte allo Stato Islamico (Is) nel Paese. Ne è convinto il primo ministro turco Ahmet Davutoglu, oggi in missione a Baghdad dove incontrerà il primo ministro iracheno Haider al-Abadi, il presidente Fuad Massoum e il presidente del Parlamento Salim Jabouri. Domani a Erbil vedrà invece il presidente del Kurdistan iracheno Massoud al-Barzani e il primo ministro curdo Nachirvan Barzani. Al centro degli incontri la minaccia dell'Is e questioni energetiche.
Intervendo sull'emittente statale turca Trt, Davutoglu ha detto che ''posso dire con risolutezza che l'Is non avrebbe potuto avanzare in queste regioni se i politici sunniti non fossero stati esclusi dal sistema, soprattutto dopo il ritiro delle forze Usa nel 2011''. Il premier turco ha quindi affermato che il governo centrale di Baghdad ha perso il controllo di circa il 35-40 per cento del suo territorio per l'avanzata dell'Is nel Paese da giugno.
Davutoglu ha quindi sostenuto che, dopo trent'anni di guerre e conflitti, le elezioni parlamentari irachene del 2010 hanno visto l'esclusione di alcune parti della società in quanto il primo ministro Nuri al-Maliki aveva stabilito un governo a maggioranza sciita. ''Avevamo detto a Maliki di non escludere i sunniti, di rispettare le promesse fatte ai curdi e di mantenere i turkmeni e altri gruppi sciiti nel sistema politico'', ha detto Davutoglu.
Il premier turco ha quindi ribadito che Ankara sostiene un Iraq dove tutte le sue componenti siano rappresentate. ''Ecco perché siamo soddisfatti dell'accordo tra Erbil e Baghdad dopo che il primo ministro curdo Nachirvan Barzani è stato in Turchia". Il riferimento è all'accordo raggiunto venerdì tra Iraq e Kurdistan sulla vendita del petrolio curdo.
