La società civile continua a manifestare nel sud, dove da gennaio sono state avviate due perforazioni pilota per lo sfruttamento di questa risorsa.
Un comitato della società civile si recherà prossimamente ad Algeri per discutere con le autorità governative la questione dello sfruttamento del gas di scisto, o shale gas, contro cui dalla fine di dicembre si è mobilitata la popolazione nel sud dell'Algeria.
La controversa questione dello sfruttamento del gas di scisto ha spinto migliaia di persone a manifestare in varie città del Grande Sud algerino, dove sono stati creati anche appositi comitati popolari per coordinare l'azione di protesta contro il governo e spingere le autorità a fare un passo indietro sulla decisione di produrre shale gas.
I cittadini temono infatti danni irreparabili per l'ambiente e la salute, dal momento che le tecniche di estrazione di questo tipo di gas comportano rischi di portata tuttora incalcolabile. Le proteste si concentrano soprattutto nella località di In Salah, dove all'inizio di gennaio il governo ha avviato due perforazioni pilota.
"Una commissione composta da una trentina di persone si recherà ad Algeri per incontrare un alto responsabile" del governo, ha annunciato Abdelkader Bouhafs, uno dei principali attivisti della campagna contro il gas di scisto. "Si tratta di un'iniziativa del deputato Mohamed Baba Ali (Rnd) e di altri notabili locali, i preparativi sono in corso", ha aggiunto.
In attesa di questo incontro, il movimento di protesta continuerà: "Noi rappresentanti della società civile non abbiamo il potere di chiedere alla popolazione di non manifestare più", ha sottolineato Bouhafs. "Le proteste avranno fine in modo spontaneo quando avremo ottenuto dei risultati riguardo il completamento delle perforazioni pilota avviate a In Salah", ha concluso.
