Per Amro Abdelhadi, scagionare Morsi avrebbe minato la legittimità dell'attuale presidente, Abdelfattah al-Sisi
Una "sentenza politicizzata". E' così che il portavoce del Fronte egiziano della coscienza, movimento vicino ai Fratelli musulmani, Amro Abdelhadi, commenta il verdetto pronunciato oggi da un tribunale egiziano che condanna l'ex presidente deposto Muhammad Morsi a 20 anni di reclusione per incitamento all'uso della forza e alla violenza durante i disordini del 2012 al Cairo.
"Il fatto che Morsi sia stato prosciolto dall'accusa di istigazione all'omicidio" di alcuni manifestanti significa che "la sentenza è politicizzata", spiega l'avvocato Abdelhadi, in un'intervista ad Aki-Adnkronos International. Secondo l'avvocato, "sarebbe stato meglio dichiarare Morsi innocente, ma la parola 'innocenza' avrebbe cancellato la legittimità (dell'attuale presidente egiziano, ndr) di Abdelfattah al-Sisi".
"L'incitamento all'uso della forza è un'accusa generica che potrebbe essere applicata anche a una qualsiasi guardia del corpo e che non prevede più di sei mesi di reclusione", aggiunge Abdelhadi, secondo cui "non ha alcun senso fare ricorso poiché sono tutti conniventi".
Il tribunale penale del Cairo ha condannato oggi l'ex presidente Muhammad Morsi a 20 anni di reclusione e a cinque anni di sorveglianza per i cosiddetti fatti di al-Ittihadiya, il palazzo presidenziale di fronte al quale si scatenarono disordini il 5 dicembre del 2012 tra i sostenitori del presidente e un gruppo di manifestanti oppositori. L'accusa è di "incitamento all'uso della forza e alla violenza, arresto e detenzione accompagnata da torture corporali".
Morsi e gli altri imputati sono stati invece prosciolti dall'accusa di omicidio volontario formulata dalla procura generale. L'ex presidente è ancora sotto processo per altre questioni.
