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A. Saudita: per Ali Al Nimr, la mobilitazione di Aki

01 ottobre 2015 | 14.15
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Ali Al Nimr - Da Facebook
Ali Al Nimr - Da Facebook

Anche Aki, l'agenzia di stampa in lingua italiana, inglese, araba e farsi del gruppo GMC-ADNKRONOS, insieme a esponenti politici, organizzazioni per la difesa dei diritti umani e intellettuali, lancia una mobilitazione internazionale per Ali Al Nimr, il giovane attivista condannato a morte in Arabia Saudita per reati che avrebbe commesso all'età di 17 anni.

Secondo Amnesty International, è accusato di "partecipazione a manifestazioni antigovernative", attacco alle forze di sicurezza, rapina a mano armata e possesso di un mitra; la condanna sarebbe stata emessa sulla base di una confessione estorta con torture e maltrattamenti.

Hanno già aderito alla mobilitazione, tra gli altri:

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia

"Apprezziamo l'iniziativa di Aki-Adnkronos International che si accompagna alla mobilitazione di cittadini e cittadine promossa a questo proposito da Amnesty. Coinvolgere i rappresentanti di istituzioni italiane ed europee è utile non solo per tentare di salvare la vita di questo ragazzo, ma anche per chiedere alla comunità internazionale di cambiare atteggiamento rispetto alla situazione dei diritti umani in Arabia Saudita. Ricordo che si tratta di uno dei primi paesi per numero di condanne a morte eseguite e che in quel paese il blogger Raif Badawi sconta una condanna a 10 anni di carcere e rischia di ricevere altre 950 frustate, oltre alle 50 già subite".

Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino

"Ci stiamo anche perché il caso mette in luce una questione che non molti sollevano" e porta alla luce le "responsabilità dei Paesi membri dell'Unione Europea. Sono disposti a fare battaglie universali per una moratoria sulle esecuzioni, ma quando si tratta di mettere in discussione le relazioni con Paesi ritenuti importanti e decisivi non solo sul piano commerciale, ma anche per varie coalizioni, ad esempio contro l'Is in questo momento, allora non si solleva il caso. Il caso di Al Nimr secondo il diritto internazionale non dovrebbe neanche esistere".

Mara Carfagna, portavoce di Forza Italia alla Camera

"E' una vicenda che ho seguito con apprensione e dolore, la comunità internazionale deve fare di tutto per ottenere la liberazione dell'attivista saudita. Mi rendo conto che spesso ci sono interessi in gioco, ma la promozione dei diritti umani deve essere sempre anteposta a tutto".

Lina Ben Mhenni, blogger tunisina

"Ogni singola voce può essere importante e decisiva per salvare la vita del giovane Ali e quella di tutti coloro che si trovano nella sua situazione. Sulla vicenda non vedo purtroppo una mobilitazione seria da parte di quei governi che si dicono promotori dei diritti umani nel mondo. Di fronte a una vicenda così drammatica, dov'è il rispetto dei diritti umani di cui parlano questi paesi?. Non si può uccidere un giovane in questo modo e non è solo una questione di età. Il mio appello vale per chiunque veda i suoi diritti calpestati, ovunque nel mondo".

Martina Pignatti Morano, presidente di Un Ponte Per...

"L'associazione Un ponte per... lotta da sempre per la libertà d'espressione e il diritto a manifestare in Medio Oriente. Le politiche liberticide dell'Arabia Saudita sono l'altra faccia di Daesh (IS), e superano in qualche modo la gravità dei crimini commessi da gruppi fondamentalisti proprio perchè emanano da uno Stato sovrano. Chiunque segue con apprensione le mosse della comunità internazionale contro il fondamentalismo dovrebbe iniziare ad agire, a titolo personale e politico, per difendere la vita e la dignità di Ali al-Nimr".

Khalid Chaouki, deputato del Partito Democratico (Pd)

"L'amicizia e il dialogo non possono prevalere sul rispetto della vita umana e della libertà. La pena di morte, associata alla libertà di espressione, non può che essere condannata. L'appello a salvare la vita di Al Nimr deve essere uno stimolo affinché all'interno dell'Arabia Saudita, in questo drammatico momento, ci sia volontà di cambiare la società, nel rispetto della libertà di opinione. E' importante che nel mondo arabo-musulmano si apra un dibattito sulle libertà, che non possono avere più confini, in particolare nell'era dei social network".

Izzedine Elzir, presidente dell'Unione delle Comunita Islamiche Italiane (Ucoii)

Aderire alla campagna "è un obbligo religioso ed etico. Chi salva una vita è come se avesse salvato l'intera umanità. Questi Paesi hanno dimostrato con i loro usi e costumi di accettare la diversità di opinione".

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