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Rifugiato in Turchia 'con onore' il primo cosmonauta siriano

07 marzo 2016 | 15.10
LETTURA: 4 minuti

Muhammed Faris (Wikipedia Creative Commons /cc by sa 3.0)
Muhammed Faris (Wikipedia Creative Commons /cc by sa 3.0)

"Invece di vivere in Siria come un eroe mentre il mio popolo soffre, ho preferito vivere in condizioni difficili, in esilio, ma con onore". Racconta così la sua esperienza di rifugiato Muhammed Faris, il primo cosmonauta siriano, partito per lo spazio nel 1987 con il programma sovietico Interkosmos e celebrato in patria come un eroe.

Prima che nel 2011 esplodesse la rivolta contro il presidente Bashar al-Assad, Faris conduceva una vita agiata a Damasco. Decorato con la medaglia di 'Eroe della Siria' dall'allora presidente Hafiz al-Assad, padre di Bashar, era arrivato al grado di generale, insegnava all'università ed era in stretto contatto con la leadership del paese. Ma nel 2012, scioccato dai metodi repressivi di Assad, ha preso posizione a favore dell'opposizione e ha partecipato ad alcune delle sue riunioni.

Così la vita per lui si è fatta impossibile e ha deciso di partire alla volta della Turchia insieme alla sua famiglia. Subito dopo la sua partenza, il regime ha sequestrato tutto il suo denaro e i suoi beni. "Siamo in sei - ha raccontato al quotidiano Hurriyet - e viviamo in un piccolo appartamento con due camere nel quartiere Kocamustafapasa di Istanbul". "Vivo partecipando a conferenze, per condividere la mia esperienza in Siria", ha spiegato l'ex cosmonauta, a cui Hafiz aveva intitolato vie e aeroporti.

"Quando è cominciato il conflitto armato - ha aggiunto - ho realizzato che potevo essere ucciso e così sono venuto in Turchia", attraversando a piedi il confine con la provincia di Kilis. Il cosmonauta ha raccontato di sentirsi scioccato anche dal ruolo che la Russia svolge in Siria, al fianco del regime. Al suo rientro dalla spazio, era stato decorato da Mosca con una medaglia dedicata a Lenin ed era stato insignito del titolo di 'Eroe dell'Unione Sovietica'. Parla perfettamente il russo, ma ha rifiutato l'offerta del governo di Mosca di andare a vivere in Russia. "Anche loro - ha spiegato - bombardano la Siria. Ma i miei amici cosmonauti Alexander Viktorenko ed Aleksandr Pavlovich, con i quali sono stato nello spazio, sono per me come fratelli".

"Quando si guarda la Terra dalla stessa navicella - ha affermato - si diventa come fratelli e si cancellano tutte le differenze. Si guarda la Terra come un bambino guarda la madre e non si vedono confini, stati o differenze. Vorrei che mandassero tutta la gente cattiva nello spazio, sono sicuro che al ritorno sulla Terra saprebbero quanto è bella e smetterebbero di essere cattivi".

Faris ha ringraziato la Turchia per l'ospitalità data ai profughi siriani, denunciando però i pregiudizi che ci sono nei loro confronti. Ha ricordato come molti di loro siano lavoratori, scienziati, imprenditori. "Lo scorso anno - ha affermato - l'economia turca è cresciuta del 4%. I milioni di siriani che vivono qui non hanno dato alcun contributo? La Turchia ha versato milioni di lire per i siriani nei campi profughi e i siriani nelle città la stanno in parte ripagando con il loro lavoro". Infine Hurriyet ha chiesto a Faris se pensa un giorno di tornare in Siria. "L'ultima volta che l'ho vista - ha risposto - c'erano solo macerie".

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