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Un algoritmo potrebbe 'prevedere' gli attacchi dell'Is

23 giugno 2016 | 20.03
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Controlli antiterrorismo in Usa (Fotogramma)
Controlli antiterrorismo in Usa (Fotogramma)

Un modello matematico potrebbe aiutare a prevedere gli attacchi terroristici, determinando scientificamente le relazioni tra l'attività online dei gruppi estremisti e gli attacchi del mondo reale. E' quanto sostiene una squadra di ricercatori dell'Università di Miami, che a settembre 2014, quando l'Is ha attaccato Kobane, nel nord della Siria, ha riscontrato un insolito attivismo sui forum dei jihadisti e in particolare sulla piattaforma russa VKontakte.

Lo studio, pubblicato la settimana scorsa dalla rivista Science, identifica gruppi pro-Is sui social media attraverso la ricerca di parole chiave. Questi gruppi si scambiano informazioni operative, come ad esempio quale drone viene utilizzato in un attacco o come evitare di essere scoperti, così come messaggi per la raccolta di fondi o sull'ideologia estremista.

Secondo lo studio, un'impennata nella creazione di questi gruppi ha una connessione diretta con gli attacchi terroristici. Quando i ricercatori hanno applicato questo modello a un caso pratico, hanno scoperto che sarebbe stato in grado, a loro dire, di prevedere l'attacco a Kobane.

Un fenomeno che questo modello studia è quello dei gruppi a contenuto estremista che vengono chiusi una volta scoperti dai gestori di Facebook o di altri social media. I membri del gruppo che viene chiuso si propagano nella rete, creando decine di altri gruppi, di cui spesso fanno parte quelli che vengono chiamati 'lupi solitari'.

"I dati raccolti - ha spiegato Neil Johnson, che guida la ricerca - suggeriscono che in realtà un 'lupo solitario' in senso proprio non esista. Se un individuo sembra solo, sicuramente, in qualche fase, ha fatto parte di un gruppo e, se lo si osserva abbastanza a lungo, si vedrà che prima o poi entrerà a far parte di un altro".

Questo non significa, tuttavia, che l'algoritmo possa non solo mostrare quando è probabile che si verifichi un attacco, ma anche identificare soggetti abbastanza 'maturi' da commettere un attentato. Per Johnson, il sistema permette per ora di individuare un modello di comportamento che potrebbe aiutare a chiarire il legame tra gruppi estremisti, attacchi terroristici e attività di interazione online.

Questo modello lascia scettici molti ricercatori. "E' un approccio potenzialmente utile - ha commentato al New York Times J. M. Berger, esperto di estremismo alla George Washington University - ma perché possa essere veramente utile, richiede più lavoro".

Andrew Gelman, professore di scienze statistiche e politiche alla Columbia University, ha pubblicato un post sul suo blog in cui mette in guardia contro la validità del modello. E infine numerose sono le critiche di chi ritiene che l'applicazione dell'algoritmo possa lasciare spazio a molti abusi e mettere una pietra tombale sul diritto alla privacy nel Web.

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