Se la rivendicazione fosse confermata, sarebbe il primo grave colpo messo a segno dall'organizzazione in Afghanistan. Terrorismo, allarme dell'Onu: "Sono 25mila i combattenti stranieri" I Talebani sfiduciati guardano all'Is, pesa il silenzio del mullah Omar
I jihadisti del sedicente Stato islamico (Is) hanno rivendicato la serie di attentati che ha colpito questa mattina la città afghana di Jalalabad, facendo almeno 33 vittime. Lo ha detto il presidente afghano Ashraf Ghani, confermando le notizie circolate in mattinata sui media locali in merito alla rivendicazione da parte del gruppo terroristico che ha fondato il suo 'califfato' tra Iraq e Siria e insidia un numero crescente di paesi a maggioranza islamica.
Se la rivendicazione fosse confermata, sarebbe il primo grave colpo messo a segno dall'Is in Afghanistan. In un comunicato, la 'Wilayat (distretto) del Khorasan' dell'Is cita il nome dell'attentatore di Jalalabad e allega una sua foto a volto coperto con un Kalashnikov accanto. Alle sua spalle si vede la bandiera nera dell'Is.
Il primo attacco è avvenuto questa mattina, intorno alle 8:30 locali, quando un attentatore si è fatto esplodere vicino alla filiale della New Kabul Bank. Un'ora dopo, ha precisato, un'altra esplosione ha avuto luogo vicino la filiale della Da Afghanistan Bank, a 60 metri dal primo attentato. Un terzo attacco è avvenuto fuori da un santuario. Il ministero dell'Interno afghano ha aggiunto che altre due bombe sono state disinnescate nella stessa zona.
"Chi ha rivendicato l'orribile attacco di oggi nella provincia del Nangarhar? - ha chiesto il presidente Ghani durante una vista a Badakhshan - Non lo hanno rivendicato i Talebani, ma il Daesh", acronimo arabo del sedicente Stato islamico. In precedenza i Talebani avevano escluso ogni loro ruolo nell'attacco di Jalalabad, condannandolo.
