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Isabella Valente: "numeri confermano successo di 'Napoli Ottocento' alle Scuderie del Quirinale"

Co-curatrice della mostra: "Polo d'attrazione di artisti provenienti da tutta Europa, soprattutto dal Nord e dalla Penisola Scandinava invaghiti della luce e del 'plein air''

Il Vesuvio 'ritratto' dal pittore inglese  Joseph Wright of Derby
Il Vesuvio 'ritratto' dal pittore inglese Joseph Wright of Derby
05 aprile 2024 | 18.03
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I numeri non smentiscono il successo della mostra 'Napoli Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner' aperta a Roma alla Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno che, ad una settimana dall'apertura, ha già totalizzato circa 7mila ingressi. A cura di Sylvain Bellenger con Jean-Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente, l'esposizione vede riuniti 250 capolavori che 'fotografano' una Napoli colta, affascinante, capitale delle arti di quel 'secolo lungo' che prende le mosse dall'Illuminismo di fine Settecento e si estende fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

"Una Napoli al centro del mondo - spiega all'Adnkronos Isabella Valente - soprattutto dopo le scoperte di Pompei ed Ercolano, una città che sapeva dialogare con le grandi capitali europee. Da Parigi a Londra, dalla Germania alla Mitteleuropa, c'era insomma un ponte diretto tra Napoli e il vecchio continente". Alle Scuderie in mostra capolavori firmati Hansen, Scedrin, William Turner, Eduard Hildebrandt, John Singer Sargent, ma anche gli italianissimi Salvatore Fregola, Giuseppe De Nittis, Ercole e Giacinto Gigante che ritraggono il mare e la montagna, il folclore, il Vesuvio, vegetazioni lussureggianti.

"Una città che si era trasformata tra il 700 e l'800 in un polo di attrazione per tutti quegli artisti che provenivano soprattutto dal Nord Europa, dalla Penisola scandinava, ma anche dalla Francia, dall'Inghilterra, con la loro cultura visionaria, con i loro modo di intendere e concepire la pittura - continua Isabella Valente - Si invaghirono della città, ne furono letteralmente conquistati, le eruzioni del Vesuvio, la forza e la potenza della luce, che un critico scrisse 'poteva essere paragonata solo a quella dell'Africa mediterranea'. E poi la moda del plein-air. La grande rivoluzione della pittura 'all'aperto' parte prorio da Napoli".

Uno spaccato storico- artistico, ma anche una riflessione socio-politica per 'Napoli Ottocento'. "L'Unità d'Italia è storia - spiega ancora Isabella Valente - Indubbiamente in quegli anni Napoli ha perso il suo ruolo di capitale politica, ma ha rilanciato il suo ruolo di capitale della cultura. Per tutta la seconda metà dell'Ottocento è infatti al centro dell'universo scientifico e delle arti figurative, terza città d'Europa dopo Londra e Parigi". E nel capoluogo campano ha sede una delle più antiche università italiane, la prima scuola di lingue orientali in Europa fondata nel 1732 e il primo museo di mineralogia. Contribuì alla 'gloria' di Napoli anche la dinastia dei Borboni. "In particolare il primo, Carlo, sovrano illuminato - spiega la Valente - rilancia la città dal punto di vista delle scienze e delle arti. Quasi un secolo dopo cominciarono a cambiare i tempi, impossibile arrestare i mutamenti politici, gli aneliti libertari e risorgimentali che porteranno all'Unità del Paese".

Una mostra come spunto di riflessione sull'attualità politica del nostro Sud? "La questione meridionale, che si affacciò politicamente negli anni '60 dell'800, è ancora presente oggi - prosegue Isabella Valente - Importante il lavoro svolto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano legato alla riscoperta e alla valorizzazione del patrimonio culturale del sud. E' quello che, del resto, facciamo anche noi studiosi e storici, riportiamo alla luce ciò che era stato dimenticato o ignorato. Una mostra sull'Ottocento napoletano non si realizzava dal 1997".

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