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Risorse idriche, in Italia diminuisce l’acqua disponibile

26 marzo 2024 | 14.16
LETTURA: 3 minuti

Nel 2023, secondo Ispra, l’acqua è diminuita del 18%

Unsplash - credits Geetanjal Khaana
Unsplash - credits Geetanjal Khaana

Il tema della disponibilità di risorse idriche negli anni recenti è diventato di grande attualità anche nel nostro Paese. I dati registrati da Ispra con il modello idrologico nazionale Bigbang, infatti segnalano una tendenza negativa in atto da diversi anni. In particolare, la disponibilità di acqua nel 2023 si è ridotta del 18% rispetto alla media annua calcolata a partire dal 1951. Nonostante ciò, rispetto al 2022, si segnala una decisa ripresa nella disponibilità di risorse idriche. Infatti, se nel 2023 la disponibilità di acqua stimata è pari a 112,4 miliardi di metri cubi, l’anno precedente aveva raggiunto un livello molto più contenuto, 67 miliardi di metri cubi, che rappresenta il minimo storico dal 1951, anno in cui sono iniziate le rilevazioni e corrisponde a circa la metà della disponibilità annua media del periodo 1951-2023. La riduzione registrata l’anno scorso è principalmente dovuta al deficit di precipitazioni che si è avuto specie nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre, oltre a un aumento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d’acqua e dal terreno, frutto delle elevate temperature registrate in più occasioni nel corso dell’anno passato. Al contrario, hanno reso meno evidente il calo dell’acqua disponibile le copiose precipitazioni avvenute a maggio, che hanno portato a 49 miliardi di metri cubi d’acqua complessivi, contro una media di quel mese di circa 23 miliardi di metri cubi. Dunque, quantitativi di pioggia più che doppi rispetto alla media mensile, che però hanno causato danni in diverse regioni, basti ricordare la disastrosa alluvione in Emilia-Romagna.

Tra siccità e alluvioni

Una delle tendenze che emerge dai dati Ispra del periodo 1951-2023 è l’aumento delle fasi di siccità estrema e prolungata, oltre che della percentuale di territorio nazionale soggetta a tale condizione. Con riferimento all’ultimo anno della rilevazione, il 2023, la siccità ha caratterizzato soprattutto i primi 4 mesi dell’anno in quasi tutto il Paese, per altro proseguendo la lunga fase siccitosa che ha caratterizzato buona parte del 2022. Nel proseguimento dell’anno scorso le cose sono migliorate in diverse aree, ma con alcune eccezioni, specie nel Mezzogiorno. Attualmente, le condizioni di severità idrica riguardano in maniera elevata la Sicilia, con un livello di media gravità la Sardegna, di bassa intensità l’Appennino Centrale e Meridionale, mentre si registra uno stato di normalità per i distretti del Po, delle Alpi e dell’Appennino Settentrionale. In tutto ciò, è importante sottolineare che la disponibilità d’acqua dipende anche da altri fattori, primo fra tutti l’entità dei prelievi di acqua dai corpi idrici.

Lo stato di fiumi e laghi

Nella valutazione della disponibilità idrica è fondamentale l’analisi dei corpi idrici superficiali, come laghi e fiumi, e dei corpi idrici sotterranei. In questo senso, i dati provengono dal reporting alla Commissione UE dei Piani di Gestione delle Acque per il terzo ciclo della gestione della Direttiva Acque, ultimato ad agosto 2023. Per quanto riguarda i corpi idrici superficiali, il 43,6% risulta in stato ecologico buono o superiore, mentre sotto l’aspetto della composizione chimica, oltre il 75% è in buone condizioni. Con riferimento ai corpi idrici sotterranei, il 79% degli oltre mille corpi idrici analizzati è in buono stato dal punto di vista quantitativo, il 70% si trova in stato chimico buono. A ciò si aggiunge un altro importante indicatore: rispetto alla precedente rilevazione che risale al 2016, i corpi idrici sotterranei considerati in stato sconosciuto scendono dal 25% a poco meno del 2%, un dato che sottolinea l’avanzamento nel livello di conoscenza e analisi anche delle risorse idriche sotterranee. Nel complesso le rilevazioni effettuate da Ispra nell’ambito del Piano di Gestione delle Acque del 2023 evidenziano come su un campione pari al 70% del totale dei corpi idrici superficiali e sotterranei, il 14% delle acque superficiali risulta in miglioramento dal punto di vista ecologico, il 60% non subisce alcun deterioramento, il 16% invece peggiora il suo stato ecologico. La previsione per il 2027 vede però in miglioramento le condizioni del 63,5% dei corpi idrici attualmente considerati in stato non buono.

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