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Pasqua, i riti del dolore

16 aprile 2014 | 15.59
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Pasqua, i riti del dolore

Roma, 16 Apr. (Ign) - Settimana Santa all'insegna della tradizione nel Belpaese. Tanti gli appuntamenti in cui la cultura popolare dà vita a manifestazioni che ricordano la passione di Cristo. Con eventi che si ripetono nel tempo e che, all'aspetto religioso, uniscono tradizione pagana e cultura popolare, in un mix dove non manca la rappresentazione del dolore, con sangue e violenza che sono reali.

In Calabria c'è la secolare tradizione del rito dei flagellanti di Nocera Terinese, risalente all'incirca al 1260-1300 d. C., che si ripete ogni anno in occasione del Venerdì e del Sabato Santo di Pasqua nel comune in provincia di Catanzaro. Video

Nelle vie del piccolo comune si compie il 'Rito del sangue' mediante un'autoflagellazione messa in atto dai 'Vattienti', persone del luogo che per devozione, per grazia ricevuta o per un voto si percuotono i 'polponi' delle cosce e delle gambe con la 'Rosa' (un disco di sughero levigato), fino a farvi confluire il sangue; dopodiché passano all’uso del 'Cardo' (altro disco di sughero sul quale sono infissi 13 pezzi di vetro acuminati che rappresentano Gesù e gli apostoli, tenuti insieme da una mistura di cere vergini) provocandosi profonde lacerazioni con una conseguente abbondante fuoriuscita di sangue. I 'Vattienti', che fanno lo stesso percorso della processione della Madonna Addolorata (gruppo ligneo di circa 5 quintali risalente forse al 1390), indossano un pantaloncino nero rimboccato fino ai fianchi, una maglietta nera e una corona di spine di 'Sparacogna' (cespuglio spinoso degli asparagi selvatici) appoggiata su una bandana nera detta 'Mannile'. A distanza di qualche metro dal 'Vattiente' segue l''Acciomu' (ecce homo), un giovane dal torso nudo che indossa un panno rosso e porta una croce di canna o stecche di legno, rivestita con strisce di panno rosso; anch'egli con una corona di spine in testa. Il flagellante, infine, ha al suo seguito un terzo elemento: un amico con una tanica di vino rosso (per ricordare l’aceto dato a Gesù con la spugna) da versare sulle parti insanguinate.Terminato il giro 'penitenziale', il 'Vattiente' torna nel luogo di partenza e lava le parti percosse con un infuso di rosmarino - che ha forti proprietà cicatrizzanti - messo a bollire in un pentolone.

In Sicilia sono oltre 400 anni che si ripete la processione dei Misteri di Trapani del Venerdì Santo. Nella processione sfilano 18 gruppi scultorei, ognuno dei quali rappresenta un momento della Passione, più due simulacri realizzati in legno, tela e colla tra il XVII il XVIII secolo dalle botteghe artigiane trapanesi. Alle 14 in punto del Venerdì Santo, i Sacri Gruppi escono dalla chiesa barocca del Purgatorio, portati in spalla dai 'Massari' e accompagnati dalla marcia funebre intonata dalle varie bande musicali, per fare un percorso lungo le principali vie della città per quasi 24 ore e senza interruzioni. Nella notte le varie Processioni arrivano alle 'Barracche', quartiere vicino il piccolo porto dei pescherecci, per poi all'alba ricomporsi con le bande che ricominciano a suonare: così, tra un''Annacata' (una sorta di dondolio, inchino) e l'altra, viene fatta l'ultimo parte del percorso. Il sabato mattina la piazza della Chiesa del Purgatorio si riempie per assistere al ritorno dei Sacri Gruppi e la processione finisce con l'ingresso dell'Addolorata, subito dopo un'altra, l'ultima, annacata.

Sempre nell'isola c'è la 'Festa dei Giudei', celebrazione che avviene ogni anno a San Fratello, cittadina in provincia di Messina. Dove gli abitanti si travestono da giudei, con giubbe rosse e gialle, impreziosite con motivi floreali e ricami e da un cappuccio rosso che ricopre la testa. Un costume che ricorda quello dei soldati romani che flagellarono Gesù. I giudei, si impossessano delle vie della città con squilli di trombe, catene minacciose e campanacci, con il chiaro intento di distogliere l'attenzione popolare dal dolore per la morte del Salvatore. Il venerdì santo è il clou: il corteo che segue il Crocifisso è disturbato ed interrotto dai giudei, che non risparmiano insulti ai seguaci del Cristo.

In Campania ci sono i misteri di Procida e i battenti di Maiori. Non può mancare il capoluogo Napoli, dove alla Settimana Santa sono legati tradizionali riti religiosi, particolarità gastronomiche e l'immancabile gita fuori porta a Pasquetta. Si comincia il Venerdì Santo, con la liturgia delle ore e la Via Crucis, che quest'anno l'arcivescovo di Napoli cardinale Crescenzio Sepe officerà nel quartiere San Giovanni a Teduccio, dalla Chiesa Incoronata Madre della Consolazione alla Chiesa San Giuseppe e Madonna di Lourdes, per poi continuare con la veglia pasquale nella notte del Sabato Santo all'interno del Duomo e la Messa di Pasqua, domenica alle 12. La celebrazione più famosa in Campania resta forse quella di Procida e dei suoi Misteri: si tratta di carri allegorici che percorrono le stradine dell'isola, una tradizione secolare che pare sia andata a sostituire la processione dei flagellanti, eliminata dai riti tradizionali perché troppo cruenta.

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