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Passione per il legno e il mare, la storia di Valentina 'maestro d'ascia'

13 aprile 2014 | 18.15
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Passione per il legno e il mare, la storia di Valentina 'maestro d'ascia'

Se non l'unica, Valentina Cappellari, 36 anni, è una delle pochissime donne in Italia a esercitare un mestiere ormai raro anche tra gli uomini: quello del maestro d'ascia. I maestri d'ascia sono artigiani che costruiscono imbarcazioni in legno. Originaria di Gorizia, Valentina Cappellari vive e lavora a Borzonasca, a pochi chilometri dal Golfo del Tigullio, in provincia di Genova. A farle scegliere questo lavoro e portarla in Liguria è stata la passione per il legno, le barche e il mare.

''Non è una tradizione di famiglia - dichiara all'Adnkronos - quella di costruire barche, e neppure la falegnameria. I miei si sono occupati di altro. Erano esuli istriani, mio padre ha aperto un negozio di calzature a Gorizia, dove sono nata, e poi a Udine. Io ho fatto il liceo scientifico, poi Informatica. Ma dopo quattro anni ho capito che quella non era la mia strada".

"Mi appassionavano le barche e ho deciso che il mio lavoro sarebbe stato costruirle - prosegue - Mi sono presentata in una falegnameria a Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine. Ho chiesto di essere presa come apprendista. Il titolare era titubante: una donna falegname? Gli ho detto, perché non proviamo? Mi hanno preso e ci sono rimasta un anno e mezzo''.

''Ma lì - prosegue Cappellari - facevano solo riparazioni di barche e io volevo imparare a costruirle, così, dieci anni fa, mi sono messa alla ricerca di un cantiere. Sono andata allo sbaraglio, finché mi ha detto di sì il cantiere Costruzioni Navali Tigullio di Lavagna, nella riviera genovese di Levante. Ci sono rimasta nove anni, ho imparato molto, sono diventata maestra d'ascia''.

Il cantiere Costruzioni Navali Tigullio, fondato nel 1974 da un maestro d'ascia, Giovanni Castagnola, è famoso per i suoi motoryacht, capolavori di ebanisteria. ''Però - spiega Cappellari - è un grosso cantiere che fa barche molto grandi, e quindi i suoi lavoratori tendono a essere specializzati, ciascuno esercita alcune mansioni. Io volevo fare tutto". "Intanto - racconta - avevo iniziato a costruire la mia prima barca da sola, una barchetta per mio padre, me ne occupavo nelle ore libere, il sabato e la domenica. Poi ne ho fatte altre e ho deciso di mettermi in proprio, ho aperto il mio piccolo cantiere a Borzonasca. Non è sul mare, ma va bene lo stesso''.

''Sono progettista, falegname - precisa - provvedo anche alla pittura e al collaudo. Ora sto lavorando a un cabinato di 7,5 metri''. Una vera maestra d'ascia. Questa figura di artigiano nei cantieri minori è anche progettista, sceglie il legname da usare, una volta lo selezionava nei boschi, conosceva le semplici lavorazioni dei metalli per ottenere chiodi ribattuti, aveva le nozioni necessarie per costruire timone e alberatura ed era anche un uomo di mare, ogni veliero aveva a bordo uno o più manutentori, per ovviare alle necessità in corso di navigazione.

Oggi è sempre una figura versatile ma l'ascia non la usa più. Con l'evoluzione delle tecnologie costruttive e dei materiali utilizzati, questo attrezzo, che ha dato il nome alla professione, è stato abbandonato. Nella costruzione di piccole barche non trova quasi impiego, sostituito da utensili elettrici. Il lavoro, però, è sempre artigianale, e richiede, oltre alla perizia, tempo e pazienza. ''Le tavole - dice Cappellari - si piegano ancora con il vapore, anche se oggi sono molto diverse da quelle antiche. Una volta il fasciame era fatto di tavole di legno massello accostate, gli spazi tra una e l'altra, i comenti, venivano riempiti con il calafataggio per evitare l'infiltrazione dell'acqua e dell'umidità".

"Il calafataggio andava poi ripetuto periodicamente - spiega - Oggi si usa il fasciame incrociato, tre strati di compensato sovrapposti e incollati in modo che nessuno spazio viene lasciato scoperto. Per piegare le parti che vanno incurvate ho trovato un vascone usato di acciaio, lo riempio d'acqua e sotto accendo un fornelletto da campo. Il legno non deve mai andare in acqua, deve entrare in contatto soltanto con il vapore. Come materiale in genere uso iroko per la chiglia, acacia della Val Fontanabuona per le ordinate, compensato marino di mogano per il fasciame, teak per le rifiniture interne".

"Compero le tavole già tagliate poi le adatto - conclude - Il legno, molti non lo sanno, prende fuoco più difficilmente di altri materiali usati per le imbarcazioni ed è un ottimo isolante termico, protegge bene dal caldo e dal freddo''.

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