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Scampia tra lutto e rabbia, le ultime parole di Ciro: “A spararmi è stato il chiattone”

25 giugno 2014 | 08.30
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Un’agonia lunga quasi due mesi per il tifoso del Napoli colpito da un proiettile il 3 maggio scorso prima della finale all’Olimpico. La famiglia: “Chi ha sbagliato paghi”. De Magistris proclama il lutto cittadino. I funerali venerdì. Il cordoglio di Napolitano. I vescovi: “Fallimento del calcio”. Migliaia di tweet per ricordarlo

Scampia tra lutto e rabbia, le ultime parole di Ciro: “A spararmi è stato il chiattone”

È un dolore composto e dignitoso, come di chi si fosse preparato a lungo a una notizia terribile, quello familiari di Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto all’alba per le ferite riportate negli scontri prima della finale di Coppa Italia del maggio scorso.

Era da quasi due mesi che Ciro lottava tra la vita e la morte al reparto rianimazione del Policlinico Gemelli. Dopo una prima fase del ricovero in rianimazione, in cui sembravano intravedersi alcuni piccoli segnali di ripresa, il quadro clinico del ragazzo è progressivamente peggiorato. Sottoposto a un ultimo intervento chirurgico la scorsa settimana per arginare l’infezione che aveva colpito il polmone ferito, il fisico del trentenne alla fine ha ceduto. “Ciro è deceduto per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”, ha detto Massimo Antonelli, direttore del Centro di Rianimazione del Gemelli. I parenti si sono riuniti all’ospedale e si sono stretti intorno ai genitori, Giovanni Esposito e Antonella Leardi, al fratello Michele e alla fidanzata Simona che, in queste settimane di attesa, non si sono mai allontanati dal Policlinico.

Poi in tarda mattinata i genitori hanno lasciato l’ospedale in vista dell’autopsia disposta dal magistrato per domani mattina alle 9.30 al Policlinico di Tor Vergata. L’ha riferito il legale della famiglia Esposito Angelo Pisani. L’avvocato ha anche dichiarato che i funerali del ragazzo si terranno venerdì alle 16.30 presso la piazza ‘Grandi Eventi’. Le esequie saranno precedute da una camera ardente nell’auditorium del quartiere.

Le spese del trasporto della salma nel capoluogo partenopeo sarà sostenuto economicamente dai tifosi del Napoli. Il Comune invece provvederà all’allestimento della camera ardente nell’auditorium di Scampia.

“Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta” ha scritto, in una nota, la famiglia di Ciro Esposito. “Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questi 50 giorni hanno manifestato la loro solidarietà. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore”.

La famiglia, definendo il ragazzo “un eroe civile”, ha sottolineato ancora che “quel maledetto 3 maggio” lui “è intervenuto in via Tor di Quinto a Roma per salvare i passeggeri del pullman delle famiglie dei tifosi del Napoli calcio”. Ciro “ha sentito le urla di paura dei bambini che insieme alle loro famiglie volevano vedere una partita di calcio. Ciro è morto per salvare gli altri. Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte”

“A spararmi è stato il chiattone... è lui quello che mi ha ferito”. Secondo quanto si è appreso, questa confidenza l’avrebbe fatta Ciro in un momento di lucidità a una delle persone che sono state a visitarlo durante la lunga degenza al Gemelli. Sul riconoscimento di Daniele De Santis che sarebbe stato fatto da Esposito sono in corso presso la Digos e su incarico dei pm di Roma le audizioni delle persone che si sono alternate al capezzale del tifoso napoletano: i parenti, gli amici e gli avvocati. Sulle dichiarazioni che saranno raccolte dalla Digos ci sarà una relazione che verrà immediatamente inviata alla procura in base alla quel i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio prenderanno le prossime decisioni con le dovute cautele, trattandosi di notizie riferite.

Poi la famiglia di Ciro ha chiesto di individuare i complici: “Daniele De Santis (ora accusato di omicidio volontario, ndr) non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi”. La morte di Ciro, ha poi aggiunto Angelo Pisani, difensore della famiglia Esposito, “rappresenta il fallimento di uno Stato che aveva il dovere di tutelare i cittadini e le manifestazioni sportive in generale. Tutto questo non è avvenuto e a rimetterci la vita è stato un ragazzo innocente, che da oggi in poi sarà il nostro eroe”. Il legale Pisani ha chiesto, inoltre, il lutto nazionale e “di restituire il prima possibile la salma di Ciro alla famiglia e alla città di Napoli”.

Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, intanto, ha proclamato il lutto cittadino nella giornata dei funerali. “Lo facciamo per Ciro, per i familiari, per il nostro popolo. Per dire no al binomio calcio-violenza”, ha detto De Magistris. “E’ una vicenda triste e drammatica. Vogliamo giustizia, se c’è qualcuno che ha sbagliato paghi - ha continuato il sindaco - Se da un lato diciamo ‘no’ alla vendetta, dall’altro diciamo anche ‘sì’ alla giustizia. Chiediamo alla magistratura romana di ricostruire nel dettaglio quella giornata drammatica e chiediamo al Governo di accertare le responsabilita, qualora esistenti, sull’ordine pubblico apparso assolutamente carente”. Da parte sua il presidente della Provincia di Napoli Antonio Pentangelo ha fatto osservare che “la morte di Ciro è un dolore che tutti i napoletani devono condividere con i suoi genitori e la sua famiglia, genuini esempi di civiltà e di coraggio”.

A Scampia un grande telo nero è stato esposto all’esterno dell’autolavaggio nel quale Ciro lavorava. E’ apparso anche uno striscione con scritto “Ciao eroe”. Mentre a Napoli, su un muretto di Corso Vittorio Emanuele, due scritte: “Anni ‘70 bombe nelle piazze, 2014 pistole fuori gli stadi” e “03-05-14 Romanista infame”. Sulla facciata di Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, e del Palazzo del Consiglio comunale di Via Verdi, le bandiere italiane sono a mezz’asta.

INDAGINI - Ciro Esposito, conversando con le persone che sono andate a trovarlo durante la sua lunga degenza al Gemelli, potrebbe aver riconosciuto in Daniele De Santis il suo aggressore. È questo quanto vogliono accertare gli investigatori e i pubblici ministeri capitolini che hanno affidato ora alla Digos la delicata indagine. In particolare, si vuole stabilire attraverso l’audizione di familiari, amici e di chi si è alternato al capezzale del ferito, se quest’ultimo, in momenti di lucidità, possa aver parlato con loro di un eventuale riconoscimento di De Santis, magari dopo aver visto una foto dell’ex ultras sui giornali.

A disposizione della procura di Roma c’è comunque già un riconoscimento fatto dal tifoso partenopeo Raffaele Puzone, che è stato già ascoltato in incidente probatorio e che in sostanza ha confermato d’avere riconosciuto in De Santis l’autore degli spari.

Intanto in serata De Santis è stato trasferito dall’ospedale romano dove si trovava per motivi di sicurezza. Ricoverato per la grave frattura a una gamba riportata durante gli scontri e in stato di arresto per omicidio volontario, De Santis si trova ora in un’altra struttura sanitaria.

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