E' ardua la scalata delle donne ai vertici di un'azienda. E una volta in cima, il prezzo da pagare sembra essere la depressione. Secondo uno studio americano, pubblicato sul 'Journal of Health and Social Behaviour', infatti, le donne con un grado elevato in azienda sono più inclini degli uomini a mostrare sintomi depressivi. Al contrario, per i capi maschi essere in una posizione tale da poter assumere e licenziare, riduce questi stessi sintomi rispetto ai sottoposti.
Il lavoro, condotto da scienziati dell'University of Texas ad Austin, è stato effettuato su 1.300 uomini e 1.500 donne tra i 54 e i 64 anni, tutti laureati, attraverso una serie di interviste telefoniche. I ricercatori hanno indagato sulla posizione professionale di ciascun soggetto, registrando anche i giorni della settimana in cui si sentivano depressi o provavano un senso di fallimento. Ebbene, quando le donne sono in posizioni apicali, tanto da poter assumere, licenziare e influenzare lo stipendio dei dipendenti, corrono un rischio di sintomi depressivi il 9% più alto delle lavoratrici meno 'potenti'. Al contrario, per i capi maschi il rischio è risultato il 10% inferiore rispetto ai sottoposti.
Non solo. Secondo gli autori, gli uomini sono risultati anche più liberi delle donne nel decidere quando iniziare e quando smettere di lavorare, e vengono meno spesso monitorati dall'alto. "Queste donne" 'cape' "sono risultate più preparate, con redditi più elevati e occupazioni più prestigiose rispetto alle donne senza un'autorità professionale. Ma nonostante tutto hanno una salute mentale peggiore rispetto alle lavoratrici con uno status inferiore" in azienda, commenta Tetyana Pudrovska, responsabile della ricerca. Per la studiosa le donne ai vertici devono combattere con tensioni interpersonali, interazioni sociali negative, stereotipi e isolamento sociale, oltre che con numerose resistenze da parte di subordinati, colleghi e superiori. Così l'umore e il benessere ne risentono.
