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Violenza su donne: Iacopino (OdG) denuncia Barbara D'Urso

25 novembre 2014 | 15.59
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Enzo Iacopino presenta formale denuncia contro la conduttrice di 'Domenica Live': "Ha usato modalità che non tengono conto della difesa della privacy e del coinvolgimento di minori". E aggiunge: "Pur non essendo iscritta all'Albo compie sistematicamente un'intervista, specifica della professione giornalistica" (Video)

Barbara D'Urso (INFOPHOTO) - INFOPHOTO
Barbara D'Urso (INFOPHOTO) - INFOPHOTO

"Ho firmato la prima denuncia/esposto nei confronti della signora D’Urso. E’ indirizzato a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all’Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e minori. Valutino loro. Hanno gli strumenti e, direi, il dovere di farlo. Il femminicidio non si consuma solo con l'uccisione di una donna, ma, oltre la morte, anche con l'oltraggio alla sua vita e a quello della sua carne: i suoi figli". Così Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, annuncia su Facebook di aver presentato una formale denuncia contro Barbara D'Urso, conduttrice di 'Domenica Live', dopo l'intervista a un amico di Elena Ceste, molto criticata sul web per le illazioni sulle relazioni della donna assassinata. (Video)

Nella denuncia si richiama l'attenzione sul susseguirsi nel programma televisivo di "interviste con modalità che non tengono conto di esigenze quali la difesa della privacy e/o il coinvolgimento di minori".

Dopo aver richiamato i limiti al diritto di cronaca posti dal codice di deontologia e dalla Carta dei doveri del giornalista, Iacopino evidenzia che "la signora D'Urso, pur non essendo iscritta all'Albo dei Giornalisti, compie sistematicamente un'attività (l'intervista) individuata come specifica della professione giornalistica, senza esserne titolata e senza rispettare le regole, con negative ripercussioni sull'immagine di quest'Ordine".

Il 23 novembre, Iacopino aveva preannunciato l'iniziativa giudiziaria in un post intitolato "Basta soubrette, ora le denunciamo", in cui contestava la spettacolarizzazione del dolore e l'invasione della privacy nelle vicende di Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea, Melissa Bassi, Elena Ceste "e tutti coloro i quali a queste vicende sono collegati".

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