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Palermo: fu accusato dallo zio in punto di morte, finisce in carcere

20 dicembre 2014 | 09.44
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Finisce in carcere, dopo sei anni, il giovane accusato dallo zio che, in punto di morte, arrivato in ospedale dopo essere stato gravemente ferito a colpi di pistola, aveva indicato proprio il nipote come autore del delitto. Il Personale del Commissariato di Bagheria ha eseguito un ordine di esecuzione nei confronti di Domenico Gargano, bagherese, 28 anni, condannato in via definitiva a 21 anni, 2 mesi e 18 giorni di reclusione, per l’omicidio dello zio avvenuto nel 2008. Ciò su cui prestarono attenzione le cronache fu la circostanza che la vittima, giunta in ospedale gravemente ferita a colpi d’arma da fuoco, fosse stata in grado di indicare ai poliziotti il suo assalitore, scrivendone le lettere iniziali del cognome ed indicandone la fotografia. Dopo il cruciale riconoscimento il ferito entrò in coma e, dopo qualche giorno morì. Ne nacque una battaglia legale tra le parti processuali in causa conclusasi con la sentenza della Cassazione che ha ritenuto attendibile, "perché frutto di uno stato di sufficiente lucidità, l’atto di accusa della vittima nei confronti del parente".

Gargano, dopo diverse verifiche ai domicili dichiarati, è stato rintracciato dai poliziotti del Commissariato di Bagheria, presso la casa paterna e tradotto presso una casa circondariale palermitana.

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