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Mafia: testimone giustizia Cutrò chiude azienda, abbandonato da Stato

29 gennaio 2015 | 14.20
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L'imprenditore agrigentino annuncia la chiusura della sua impresa, sommersa dai debiti: "La migliore vittoria per la mafia". E accusa lo Stato che "a parole fa la lotta alla mafia e nei fatti abbandona chi denuncia". "Chiedo scusa ai miei familiari per aver fatto vivere loro una vita da incubo''

Mafia: testimone giustizia Cutrò chiude azienda, abbandonato da Stato

"Da oggi non sono più un imprenditore. La mia azienda edile non esiste più. E' stata cancellata perché non ero più in grado di sostenerla per i debiti che in questi anni di non lavoro si sono accumulati. E' stata cancellata dal silenzio dello Stato, dall'omertà di uno Stato che a parole fa la lotta alla mafia e nei fatti abbandona chi denuncia. A me ed alla mia famiglia non resta più nulla se non l'amarezza di chi ha creduto e crede in una lotta sana, reale e concreta contro le mafie''. Così, in una nota, il testimone di giustizia Ignazio Cutrò annuncia la chiusura della sua azienda a Bivona, in provincia di Agrigento.

''Siamo di fronte al baratro, oggi più di ieri - denuncia Cutrò - io, mia moglie Giuseppina, e i miei figli Giuseppe e Veronica, siamo uniti, uniti questa volta per far fronte alla lotta della sopravvivenza. A loro chiedo scusa per avergli fatto vivere una vita da incubo, sotto scorta e senza più un minimo di certezze. Ci sarà tempo e modo per capire i motivi che hanno portato sul lastrico la mia famiglia. Io non sarò più la cavia di niente e di nessuno''.

''Se un giorno qualcuno vorrà riprendere sul serio la lotta alla mafia e al racket io sarò al suo fianco - assicura - Ma oggi, e lo dimostra non soltanto la mia vicenda personale ma le centinaia di inchieste aperte in tutta Italia, la lotta alla mafia è un fatto riservato a investigatori e magistrati che lavorano tra ostacoli e difficoltà. Sparito nei fatti dall'agenda della politica''.

''Non ho più la mia azienda e questa è la migliore vittoria per la mafia - osserva il testimone di giustizia - Così si dimostra ancora una volta chi comanda nei territori. Non ho più l'azienda e non so, da oggi in poi, cosa potrò e dovrò fare per vivere, per continuare a pagare i miei debiti e per sostentare la mia famiglia. Abbraccio chi mi è stato e mi è vicino, i miei amici, i tanti testimoni di giustizia che lottano insieme a me, i miei angeli custodi, gli uomini della scorta che in silenzio, con affetto pari all'altissimo senso di professionalità e responsabilità vigilano su me e sulla mia famiglia''.

''Ringrazio i magistrati e gli investigatori che mi hanno ascoltato e hanno creduto in me. La mia sconfitta, purtroppo, - conclude Cutrò - è anche la sconfitta simbolica del loro lavoro e qualcuno dovrà porre rimedio".

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