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Palermo: omicidio Zen, decine di testimoni ma nessuno parla

30 marzo 2015 | 17.13
LETTURA: 4 minuti

Decine di testimoni ma nessuno ha visto niente, ieri poco prima delle 13, quando, davanti a un panificio molto frequentato del quartiere Zen di Palermo due uomini hanno sparato al pregiudicato Franco Mazzè, uccidendolo. Gli inquirenti hanno ascoltato decine di persone del quartiere, giovani e anziani, ma nessuno di loro ha dato indicazioni importanti per riuscire a decifrare questo nuovo agguato. Al momento c'è un uomo in stato di fermo, ma non per l'omicidio di Mazzè, bensì per tentato omicidio e detenzione illegale di armi. Si tratta di Fabio Chianchiano, pluripregiudicato dello Zen. Secondo la ricostruzione degli investigatori, guidati dal procuratore Francesco Lo Voi e dal pm Gery Ferrara che coordinano l'inchiesta, ieri sarebbero state due le sparatorie, a distanza di poche ore. E a poca distanza. Dai filmati visti e rivisti decine di volte dagli uomini della Squadra mobile di Palermo delle immagini riprese dalle videocamere di alcuni negozi e banche e dalle ricostruzioni gli investigatori hanno potuto accertare che ieri mattina, prima dell'agguato, il fermato, Chianchiano avrebbe avuto una violenta rissa con il fratello di Mazzè. Dopo qualche ora l'uccisione di Franco Mazzè, colpito alla testa. L'uomo viene portato in ospedale da un ambulanza che passava in zona per caso per soccorrere un anziano. Chianchiano interrogato dalla Polizia continua a ripetere che ieri ha trascorso la mattina in chiesa. Una versione poco credibile per gli investigatori che hanno un filmato che lo incastrerebbe. Domani il pm Ferrara chiederà la convalida del fermo al gip.

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