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Livorno: Gdf, indagato imprenditore per omissione contributi per 1,5 mln

28 aprile 2015 | 14.38
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I lavoratori erano assunti sulla carta in Portogallo, mentre da anni lavoravano per una società livornese di autotrasporto. L’indagine, sviluppata nel corso di quasi due anni attraverso perquisizioni, accertamenti bancari e acquisizione di documentazione tramite l’Organo collaterale portoghese, ha consentito di accertare un meccanismo fraudolento, attuato tra il 2007 e il 2013, da un livornese settantenne. L'uomo è indagato per l’omessa denuncia di lavoratori, frode fiscale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Erano assunti sulla carta in Portogallo, mentre da anni lavoravano per una società livornese di autotrasporto, in questo modo l'imprenditore ha omesso contributi previdenziali per 1,5 milioni di euro. Sono stati i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Livorno con l'operazione 'Lusitania', diretta dalla locale Procura della Repubblica a tutela della spesa pubblica nazionale e dell’Erario, a far emergere un danno agli istituti previdenziali appunto per 1,5 milioni di euro.

L’indagine, sviluppata nel corso di quasi due anni attraverso perquisizioni, accertamenti bancari e acquisizione di documentazione tramite l’Organo collaterale portoghese, ha consentito di accertare un meccanismo fraudolento, attuato tra il 2007 e il 2013, da un livornese settantenne, indagato per l’omessa denuncia di lavoratori, frode fiscale e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nella sua qualità di amministratore unico di una nota società labronica, esercente l’attività di trasporti di merce su strada.

L'uomo, con la complicità di altre cinque persone, avvalendosi di due società di comodo di diritto portoghese (entrambe con sede a Lagoa), avrebbe mascherato un effettivo rapporto di lavoro subordinato tra la società livornese e 61 autisti, di cui 57 extracomunitari, moldavi, georgiani, ucraini e russi, di età compresa tra i 30 e i 55 anni.

Le società lusitane assumevano solo formalmente gli autisti che, di fatto, svolgevano stabilmente la propria attività al servizio della società labronica, che ne ha sempre curato i rapporti gestionali e finanziari. L’utilizzo strumentale delle società portoghesi è avvenuto mediante la stipula di scritture private e di simulati contratti di distacco, con conseguenti false fatturazioni. Molte fatture sono state pagate in denaro contanti per una cifra superiore a 200 mila euro, quindi con modalità insolite soprattutto se riferite a transazioni tra società residenti in Paesi diversi.

La frode è stata realizzata aggirando la normativa comunitaria del distacco di personale, nata per favorire la libera circolazione dei lavoratori sul territorio dell’Unione europea nel rispetto dei paletti previsti, ossia la temporaneità del distacco del dipendente e il legame organico con la società distaccante. Così operando, gli indagati hanno violato anche la disciplina dell’immigrazione clandestina, in quanto i dipendenti extracomunitari erano in possesso di un permesso di soggiorno portoghese che consentiva loro di svolgere al massimo il servizio di navetta tra il Portogallo ed il nostro Paese, ovvero di transitare sul territorio italiano.

Il meccanismo illecito ha provocato un danno patrimoniale all’Inps e all’Inail per 1,5 milioni di euro, pari ai contributi previdenziali e assistenziali non versati nell’arco di sette anni, per ciascuno dei dipendenti extracomunitari; l’omesso versamento di imposte, maggiorate delle relative sanzioni ed interessi, per oltre 530 mila euro e una significativa alterazione della concorrenza di mercato consentendo alla società italiana di praticare migliori tariffe rispetto ad altri operatori del settore. E' stato eseguito, inoltre, un decreto di sequestro preventivo, collegato alla frode fiscale, emesso dal Tribunale del Riesame di Livorno, che ha colpito, tra l’altro, un appartamento ad uso civile.

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