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Martina Levato torna in carcere, il figlio va in comunità

21 agosto 2015 | 11.09
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Martina Levato torna in carcere, il figlio va in comunità

Martina Levato torna al carcere di San Vittore. La donna è stata dimessa dalla clinica Mangiagalli di Milano. Pochi istanti prima dell'annuncio è nato un vero 'giallo' sulle dimissioni dall'ospedale di Levato. Secondo quanto si apprende, ci sarebbe stato uno scontro tra la clinica Mangiagalli, secondo cui la ragazza non sarebbe in condizioni di andare in carcere, e la procura di Milano, che ha invece emesso un provvedimento per il trasferimento immediato a San Vittore.

La giovane, stando a quanto sostengono fonti ospedaliere, sarebbe in preda alla disperazione e a crisi di pianto, oltre ad essere condizionata dai postumi del parto cesareo. Per il legale della studentessa, Stefano De Cesare, le condizioni fisiche di Martina Levato "non sono idonee" con una permanenza in carcere.

Nel frattempo, il figlio di Martina, avuto da Alex Boettcher, è stato dimesso e, come disposto dal tribunale dei minori, è stato trasferito in una comunità per minori.

Il legale spiega che, secondo quanto indicato nel provvedimento del Tribunale dei minori, il bimbo sarà portato dai servizi sociali in una comunità per soli bimbi.

Mamma, papà e nonni potranno vederlo secondo modalità protette, regolate dai servizi sociali, i quali dovranno condurre un'indagine e redigere una relazione che dovrà essere presentata entro il 30 settembre.

Il figlio della donna condannata a 14 anni di reclusione insieme ad Alexander Boettcher, per l'aggressione con l'acido a Pietro Barbini, è stato dimesso in mattinata dall'ospedale, secondo quanto si apprende da fonti della Clinica Mangiagalli.

Sempre questa mattina il legale della donna aveva presentato al Tribunale dei minori di Milano istanza per chiedere che la studentessa fosse trasferita insieme a suo figlio all'Icam, una struttura per madri detenute con figli piccoli. Nel documento, composto da 14 pagine, la struttura veniva indicata come soluzione più idonea ed era richiesto inoltre l'allargamento del tempo di visita fino a 4 ore e che la ragazza potesse allattare il bambino in modo diretto, al seno, e non più con il metodo di aspirazione.

In alternativa, il legale chiedeva la possibilità per il bambino di essere trasferito insieme alla madre in uno dei centri della comunità di Don Mazzi o, ancora, che fosse affidato ai nonni. Il pm del Tribunale dei Minori Annamaria Fiorillo, subito dopo la nascita del piccolo, il 15 agosto, aveva depositato un ricorso per l'avvio delle procedure di adottabilità.

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