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Morto ex nunzio polacco Wesolowski, il più alto prelato finito sotto inchiesta per pedofilia

28 agosto 2015 | 12.49
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 (Infophoto) - INFOPHOTO
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E' morto per cause naturali Jozef Wesolowski , l'ex nunzio nella Repubblica Dominicana sul quale pesavano imputazioni di abusi su minori e possesso di materiale pedopornografico. Lo ha riferito la Santa Sede. Il processo contro l'ex arcivescovo polacco avrebbe dovuto prendere il via lo scorso 11 luglio in Vaticano ma è stato rinviato dopo un malore di Wesolowski, ricoverato poi in ospedale.

Alle prime ore di questa mattina - si legge in una nota della Santa Sede - è stato trovato defunto nella sua abitazione in Vaticano. E' subito intervenuta l'autorità vaticana per i primi accertamenti i quali indicano che la morte è dovuta a cause naturali. Tuttavia - spiega la nota - il promotore di giustizia ha ordinato un'autopsia e i cui risultati saranno comunicati appena possibile. Il Vaticano fa sapere che "il Santo Padre è stato doverosamente informato di tutto".

L'ex nunzio a Santo Domingo, 67 anni, è stato il più alto prelato in grado finito sotto inchiesta della Santa Sede con l'accusa di abusi sessuali. Polacco di origini, Wesolowski è stato ordinato sacerdote nel 1972 da papa Wojtyla. Fu richiamato in Vaticano nell’agosto del 2013 da Bergoglio dopo la denuncia di episodi di pedofilia.

Nel 2014 il Vaticano aveva sospeso l'immunità all'ex nunzio che venne così arrestato il 22 settembre 2014. L'arresto del diplomatico è stato deciso direttamente da papa Francesco. Wesolowski si trovava agli arresti domiciliari dal giugno dello stesso anno.

A giugno del 2014, Wesołowski è stato ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la dottrina della fede che lo ha condannato per pedofilia in primo grado. Il 15 giugno 2015 il tribunale del Vaticano aveva deciso di rinviarlo a giudizio. Lo scorso 11 luglio si sarebbe dovuta tenere la prima udienza a suo carico. Subito rinviata a data da destinarsi a causa di improvviso malore del presule che fu ricoverato in ospedale.

Il promotore di Giustizia vaticano aveva formulato nei suoi confronti cinque capi d’imputazione: oltre alla detenzione di materiale pedopornografico e agli abusi sessuali su minori, figuravano anche la ricettazione, le lesioni gravi e la condotta che offende la religione e la morale cristiana.

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