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Coppia dell'acido, Magnani in aula: "Innocente e raggirato"

23 settembre 2015 | 14.22
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Coppia dell'acido, Magnani in aula:

"Io sono innocente. Sono sette mesi che cerco di dimostrarlo. Quindi evitiamo di dire complice". Andrea Magnani, accusato di aver preso parte alle aggressioni con l'acido con Alexander Boettcher e Martina Levato, ha reso oggi la sua testimonianza per il processo al broker milanese, raccontando la sua verità.

Davanti ai giudici dell'undicesima sezione penale del Tribunale di Milano, il bancario 33enne descrive il forte legame con Boettcher e spiega di aver conosciuto Martina Levato proprio per via dell'amicizia con il broker. "Ero amico di Alex", ha detto al pm Marcello Musso. Sottolineando subito dopo: "Ero, perché dopo quello che è successo sarà difficile che possa rimanere una amicizia". Con lui, "avevamo gli stessi interessi e stavamo spesso insieme, anche se le nostre idee erano diametralmente opposte, dal momento che abbiamo due caratteri molto diversi".

Poi, con l'entrata in scena di Martina, l'amicizia si è trasformata in un vero e proprio sodalizio. "Io - dice - c'ero sempre". Anche la notte dell'aggressione a Stefano Savi, colpito per errore al posto di Giuliano Carparelli. Una vicenda particolarmente complessa, ma che, secondo il racconto del bancario, proprio in quella occasione gli ha aperto gli occhi sulla vera natura di quel legame. "Da loro - dice - mi sono sentito raggirato".

Magnani ripercorre ciò che avvenne quella notte: "Erano le 4.30 della mattina, quando ho ricevuto una telefonata da Boettcher che diceva di essere sotto casa mia". Così "sono sceso pensando di fare solo due chiacchiere e invece i due mi hanno chiesto di accompagnarli a cercare un amico di Martina per convincerlo a testimoniare contro Antonio Margarito per una violenza di cui la ragazza lo aveva accusato".

Il pm interrompe subito il teste, chiedendogli se non trovasse singolare una chiamata in piena notte, ma il bancario risponde: "Per noi non era strano sentirci in piena notte. Di notte andavamo anche ad allenarci, al parco Ravizza. E di notte, spesso, ci incontravamo. A volte Alex passava sotto casa mia e io, per non disturbare mia moglie che dormiva, scendevo".

Musso chiede: "Ogni volta che Boettcher la chiamava, lei c'era. Come un soldato. Lei si metteva a disposizione, prestava la sua auto per i fini associativi". Ma il bancario risponde secco: "L'ho fatto perché era un amico. Un amico che conoscevo da due anni". Dunque, ribatte il pm, "Alex era lo stratega e lei un soldato". E Magnani annuisce.

Nel descrivere i dettagli dell'aggressione a Stefano Savi, poi, Magnani spiega come avvenne lo scambio di persona con Giuliano Carparelli, il fotografo di moda che con la Levato aveva avuto una fugace avventura e per questo finito nel mirino della coppia.

I tre si sono diretti al Divina, un locale che Carparelli frequenta abitualmente, architettando uno stratagemma per fare in modo che Alex potesse vedere quel giovane per poterlo poi aggredire. "Martina si è diretta al privé e lo ha riconosciuto".

Carparelli "era in piedi, vicino al bancone, insieme ad un gruppo di amici. Martina mi ha fatto un cenno con la testa per dirmi che lo aveva riconosciuto. Poi è salita per riferire ad Alex. A un certo punto quel ragazzo è uscito, andando via in macchina. Noi lo abbiamo seguito per un certo tratto, circa 100 metri, per verificare che fosse effettivamente quello che cercavamo. Alex si è affiancato alla macchina, lo ha guardato e ha detto: 'E' lui', ma si sbagliava. Quel giovane, in realtà era Stefano Savi".

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