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Caso Saguto: magistrati, fatti gravissimi e ora si rilanci questione morale

22 ottobre 2015 | 09.09
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"Rilanciamo la 'questione morale' in magistratura, al di fuori di steccati ideologici e di frasi di maniera". E' quanto chiedono i magistrati di 'Autonomia&Indipendenza', che si sono incontrati al Palazzo di Giustizia di Palermo per parlare dell'inchiesta che coinvolge l'ex Presidente della Sezione Misure di prevenzione, Silvana Saguto, indagata per corruzione con il marito Lorenzo Caramma e l'amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara per la gestione dei beni confiscati. "Abbiamo parlato delle nostre tante iniziative, culturali e sindacali, ma soprattutto dei valori fondanti del nostro gruppo: la difesa dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, la tutela della sua immagine e credibilità esterna, l'etica e la deontologia professionale, la lotta contro ogni sistema di potere, anche interno alla magistratura, il rilancio dell'autogoverno, da sottrarre alle logiche correntizie - spiegano i magistrati - Molti di questi temi, è evidente, richiamano la nota vicenda giudiziaria di Palermo. I fatti che emergono dagli articoli di giornale (che quasi ogni giorni svelano nuovi particolari e dettagli) sono gravi, gravissimi, delineano un sistema di potere esercitato con metodi e modalità che, a prescindere dalla loro rilevanza penale, appaiono gravemente scorretti sul piano etico e deontologico, da parte di magistrati deputati a combattere la mafia".

"E ci chiediamo come sia possibile che si sia creata e consolidata questa situazione, nell'indifferenza generale e in particolare dei soggetti istituzionalmente chiamati ad esercitare poteri di controllo e vigilanza - dicono i giudici di Autonomia&Indipendenza. "Sul punto, pertanto, vi è una fortissima esigenza che sia fatta al più presto chiarezza, senza tentennamenti e al di là degli esiti dei procedimenti penali ancora in fase di indagine - dicono - Anche perché Palermo è l'ufficio giudiziario simbolo della lotta alla criminalità, per cui è ancora più importante che ogni ombra ed ogni situazione di imbarazzo e di incompatibilità vengano eliminate. La "vera" antimafia e la dignità dei magistrati vanno tutelate anche in questo modo. Auspichiamo che il Csm intervenga con tempestività".

'I dirigenti uffici giudiziari svolgano controllo per evitare sistemi di potere personale'

"La vicenda di Palermo impone poi riflessioni di carattere più generale. I dirigenti degli uffici giudiziari devono svolgere un controllo effettivo affinché si evitino "incrostazioni" e sistemi di potere personale. Tale controllo deve riguardare anche l'attività, delicatissima, di nomina degli ausiliari e di liquidazione dei loro compensi. E un controllo ancora più rigoroso si impone per gli incarichi conferiti a parenti di magistrati - dicono i magistrati di 'Autonomia&Indipendenza' - Inoltre, bisogna richiedere con forza l'introduzione di tariffe per i compensi degli amministratori giudiziari in materia di misure di prevenzione".

"Ma, oltre a tutto questo, la vicenda Palermo ci indica anche una strada obbligata da seguire, senza se e senza ma, rilanciare la 'questione morale' in magistratura, al di fuori di steccati ideologici e di frasi di maniera".

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