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Sanità: Brugada nuovo direttore scientifico Aritmologia gruppo Gvm

02 novembre 2015 | 13.00
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Sanità: Brugada nuovo direttore scientifico Aritmologia gruppo Gvm

Pedro Brugada nominato nuovo direttore scientifico del Dipartimento di Aritmologia del gruppo Gvm Care & Research, presieduto da Ettore Sansavini. Il cardiologo, che insieme al fratello Josep ha descritto l'omonima sindrome possibile causa di morte improvvisa, sabato 31 ottobre ha tenuto una lectio magistralis al convegno 'Il cuore e le tromboembolie', organizzato al Città di Lecce Hospital (una delle strutture del gruppo), proprio sulla sindrome di Brugada, malattia che ha una base genetica e un'elevata incidenza in molte parti del mondo.

Obiettivo dell'appuntamento pugliese: fornire aggiornamenti e approfondimenti sulle tromboembolie. Nel corso delle tre sessioni - presiedute da Giuseppe Speziale e coordinate da Giacinto Pettinati - si è sviluppato un focus sullo sviluppo dei nuovi protocolli antitrombotici, tra cui l'impiego dei nuovi anticoagulanti orali sempre più diffusi nell'uso clinico comune.

Un ulteriore spunto di riflessione e dibattito lo ha offerto la lectio magistralis di Pedro Brugada sulla sindrome che porta il suo nome. Una patologia che provoca un'alterazione del ritmo cardiaco causando palpitazioni, sincope (svenimento), aritmie ventricolari e, nei casi più gravi, il vero e proprio arresto cardiaco. La sindrome di Brugada, spiega Pedro Brugada, "è associata a un rischio relativamente alto di morte improvvisa nei giovani e, occasionalmente, in bambini e neonati. Negli ultimi anni la malattia è stata oggetto di una proliferazione di pubblicazioni e studi volti a definire gli aspetti clinici, cellulari e molecolari. La sindrome ha una base genetica: finora correlata solo alle mutazioni del gene Scn5a (cromosoma 3), responsabile della sintesi di proteine anomale che impediscono il passaggio degli ioni sodio indispensabili alla trasmissione degli impulsi elettrici per la contrazione del cuore".

La malattia è caratterizzata da un particolare tracciato elettrocardiografico, ma è spesso silente. "Può essere però smascherata - aggiunge Brugada - da diversi stati patofisiologici (ad esempio un attacco febbrile) e alcuni farmaci, inclusi i bloccanti dei canali del sodio, i vagotonici, gli antidepressivi triciclici, gli antimalarici, così come da intossicazioni da cocaina e propranololo. L'età media al momento della diagnosi iniziale o morte improvvisa è 40 anni: il più giovane appena 2 giorni, il più anziano 84. I pazienti affetti dalla patologia dovrebbero modificare il proprio stile di vita, facendo particolare attenzione a evitare medicinali che possono aumentare l'azione sui canali del sodio".

Per Brugada "va anche rammentato che, se alcuni soggetti rimangono asintomatici lungo tutto l'arco della vita, vi è chi (pur in presenza di un cuore morfologicamente sano) è deceduto improvvisamente nel giro di poche settimane dalla scoperta della malattia. Da un decennio in qua gli sforzi si sono focalizzati sull'identificazione del singolo fattore di rischio o della combinazione di più fattori di rischio inerenti la morte improvvisa e, se da un lato il ruolo di alcuni è ormai ben stabilito, resiste comunque una controversia in merito ad altri".

La terapia per la sindrome, continua l'esperto, non è farmacologica: "L'impianto di un defibrillatore rimane l'unica soluzione salvavita dimostrata. Una recente relazione del cardiologo americano Koonlawee Nademanee ha messo in evidenza i risultati entusiasmanti di una nuova procedura di ablazione (asportazione chirurgica) dell'epicardio dell'infundibolo del ventricolo destro per trattare le aritmie ventricolari. Ebbene, l'approccio citato ha l'unico scopo di ridurre, se non eliminare, l'incidenza delle tachicardie ventricolari. Tuttavia è importante sottolineare che l'ablazione non va intesa quale alternativa al defibrillatore cardiaco o come cura definitiva".

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