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Caso Uva, carabinieri e poliziotti assolti dopo due anni di processo

15 aprile 2016 | 19.42
LETTURA: 3 minuti

Sentenza caso Uva al Tribunale di Varese, nella foto la sorella di Giuseppe Uva, Lucia  (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Sentenza caso Uva al Tribunale di Varese, nella foto la sorella di Giuseppe Uva, Lucia (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Sono stati assolti i carabinieri e i poliziotti imputati a Varese nel processo per la morte di Giuseppe Uva, l'uomo di 43 anni che nel giugno del 2008, dopo un trattamento sanitario obbligatorio nella caserma dei carabinieri e un successivo trasferimento in un reparto di psichiatria, cessò di vivere. Lo riporta Varese News.

Carabinieri e poliziotti erano accusati di abuso di autorità, abbandono di incapace, arresto illegale e omicidio preterintenzionale: assoluzione piena, arrivata dopo quattro ore di Camera di consiglio. Il processo è durato due anni, ha visto sfilare in tribunale un centinaio di testimoni e s commissionare decine di perizie. Dopo la sentenza, Lucia Uva e i familiari della vittima hanno protestato in aula.

''Felice per assoluzione di poliziotti e carabinieri, troppo fango su chi indossa una divisa''. Così il leader della Lega Matteo Salvini, con un tweet.

Amnesty Italia: "Brutta pagina di storia giudiziaria" - ''Amnesty International Italia esprime profonda insoddisfazione di fronte alla sentenza odierna di assoluzione relativa al caso di Giuseppe Uva, morto nel reparto psichiatrico dell'Ospedale di Circolo di Varese dopo esservi arrivato dalla caserma dei carabinieri di Via Saffi dove aveva trascorso la notte'', si legge in un comunicato. ''In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, che arriva quasi otto anni dopo i fatti, quel che rimane è un percorso giudiziario a dir poco tortuoso, caratterizzato da mancati approfondimenti in fase di indagine preliminare, lacune nelle ipotesi accusatorie tali da portare all'avocazione del caso e da una costante stigmatizzazione dei familiari di Uva'', aggiunge Amnesty. "Si tratta di una brutta pagina di storia giudiziaria - ha dichiarato il presidente Antonio Marchesi - che richiama ancora una volta la necessità e l'urgenza di prevedere strumenti più adeguati di prevenzione e punizione delle morti in custodia".

Sap: "Colleghi prosciolti, stava scritto nella roccia" - "Per sette anni le forze dell'ordine sono state sottoposte ingiustamente e vigliaccamente ad una gogna mediatica infinita, nonostante fosse scritto sulla roccia fin dalle prime battute che i colleghi della polizia dei carabinieri fossero innocenti", sottolinea in una nota il Sindacato autonomo di polizia (Sap) commentando la sentenza. "Il Sap è contro ogni abuso, sia ben chiaro. La nostra proposta delle videocamere che certifichino ogni respiro, anche degli operatori, sulle divise, sulle auto e nelle celle di sicurezza ne è la prova - conclude il sindacato di polizia - Ma questo sistema non può perseguitare ingiustamente e continuativamente coloro che si espongono per difendere il sistema".

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