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Il Papa a Lesbo tra i profughi: "Non siete soli, il mondo risponda a questa grave crisi"

16 aprile 2016 | 07.48
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Papa a Lesbo (Afp) - AFP
Papa a Lesbo (Afp) - AFP

"Cari amici, oggi ho voluto stare con voi. Vorrei dirvi che non siete soli". Parole di conforto quelle che papa Francesco pronuncia nel suo discorso nel campo profughi di Moria, nell'isola greca di Lesbo, dove sono accolti 2500 rifugiati. Con Francesco ci sono gli altri due leder religiosi, il Patriarca Bartolomeo e l'arcivescovo di Atene, Ieronimo.

"In questi mesi e settimane, avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli - si addolora Francesco -. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e - quel che è forse più difficile - senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell'attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente".

Il Papa lancia un forte appello al mondo affinché non rimanga sordo davanti alla piaga dei migranti: "Sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l'Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l'attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità".

Ricorda Bergoglio che "Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi".

Il Pontefice ricorda la generosità del popolo greco: "Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l'Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi. Sì, moltissimo resta ancora da fare. Ma ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C'è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci".

Papa Francesco lancia poi un messaggio di speranza: "Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza! Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l'amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri".

Francesco, arrivato nel campo dove sono accolti 2500 profughi, ha stretto la mano a ognuno di loro. Particolarmente toccante l'incontro con i 150 minorenni ospiti nel campo. Il Papa ha ascoltato le storie di ognuno di loro ed è rimasto particolarmente colpito da una bambina che gli ha donato un disegno. Bergoglio, rivolgendosi ai suoi collaboratori, ha osservato: "Questo non si piega, conservatelo! Questo va sulla mia scrivania".

Papa Francesco ha quindi firmato la dichiarazione congiunta con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e con l'arcivescovo di Atene. "Da Lesbo - si legge nel testo - facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa".

Poi per Bergoglio e gli altri due leader religiosi pranzo in un container nel campo insieme a otto rifugiati. Francesco ha quindi incontrato la cittadinanza con la comunità cattolica al porto di Lesbo e ha ricordato che la questione dei migranti rappresenta una "sfida epocale" alla quale bisogna rispondere compatti. A Lesbo come a Lampedusa, il Papa, nel porto di Mytilene, ha lanciato in mare simbolicamente una corona di alloro per ricordare le vittime delle migrazioni. Un gesto simbolico e particolarmente toccante ripetuto anche dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e dall'arcivescovo di Atene, Ieronimo.

L'aereo con a bordo il Pontefice, decollato questa mattina da Fiumicino, è atterrato all'aeroporto di Mytilene poco dopo le ore 10 (le 9 ora di Roma). "I profughi non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati", ha scritto in un tweet il Papa dall'aereo.

Sul volo verso la Grecia, come riferisce Radio Vaticana, papa Francesco ha detto ai giornalisti: "E' un viaggio segnato dalla tristezza, andiamo ad incontrare la catastrofe più grande dopo la Seconda guerra mondiale. Andiamo a vedere tanta gente che soffre e non sa dove andare".

Bergoglio, accolto all'aeroporto internazionale di Mytilene dal primo ministro Alexis Tsipras, ha ricevuto poi il benvenuto da parte di Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Ieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e di mons. Fragkiskos Papamanolis, presidente della Conferenza Episcopale greca. Dopo la cerimonia di benvenuto alla presenza di autorità civili e delle Chiese, in una saletta dell'aeroporto il Papa ha incontrato in privato Tsipras. "Sono venuto per ringraziare il popolo greco per la sua generosità. La Grecia è culla dell'umanità", ha detto.

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