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Scomparsa di Sonia Marra, dieci anni dopo l'unico imputato sarà interrogato in aula

25 aprile 2016 | 15.38
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Sonia Marra in un'immagine tratta dal programma di rai Tre 'Chi l'ha visto?'
Sonia Marra in un'immagine tratta dal programma di rai Tre 'Chi l'ha visto?'

A quasi dieci anni dalla scomparsa di Sonia Marra, la ragazza pugliese svanita da Perugia il 16 novembre 2006, l'uomo che siede sul banco degli imputati per omicidio e occultamento di cadavere verrà interrogato in aula. E finalmente, dopo un fiume di udienze, tantissime pause e una rinnovazione dibattimentale che ha fatto diluire ancora i tempi del processo, l'ex guardia forestale Umberto Bindella, che ha sempre detto di essere innocente, nell'udienza in programma per mercoledì 27 aprile dirà la sua verità davanti alla Corte d’Assise di Perugia, che a breve dovrà giudicarlo.

Sonia, i cui parenti erano presenti anche nell'ultima udienza che si è tenuta a Perugia, sparì da un anonimo appartamento della zona di Elce. O almeno è da lì che deve essere uscita. O deve essere stata costretta ad uscire. Sul dove e come e come sia avvenuta la sua fine, non esiste neanche la traccia più labile. Inghiottita nel nulla da anni. I familiari hanno sempre scartato l'ipotesi che lei si sia allontanata volontariamente. Per loro è morta. E' stata uccisa. Ma non hanno neanche una tomba in cui andare a pregarla perché il suo corpo non è mai stato trovato.

Per la procura è Umberto Bindella il colpevole: avrebbe ucciso Sonia Marra e poi ne avrebbe soppresso il cadavere per nascondere una ipotetica gravidanza indesiderata.

All'inizio del processo, il pubblico ministero Giuseppe Petrazzini disse che "un omicidio in cui manca il cadavere non è un mezzo omicidio, ma, è un omicidio doppio anzi un omicidio permanente". "Intendiamo dimostrare - aveva aggiunto il pm che rappresenta la pubblica accusa - che Umberto Bindella e Sonia Marra avevano rapporti da prima dell'estate 2006, e che la stessa Sonia a luglio aveva falsificato un esame per Bindella, che invece ha sempre minimizzato sul loro rapporto".

Per l'accusa Bindella ha mentito sul rapporto che aveva con Sonia col solo scopo di tutelarsi e allontanare da sé i sospetti degli inquirenti. Sonia e Umberto si conoscevano perché entrambi frequentavano la scuola di Teologia di Montemorcino. Bindella, che si è sempre detto innocente, aveva ammesso di aver avuto un'amicizia con la Marra, ma aveva sempre negato di aver avuto una relazione con la ragazza e di essere il padre del bambino che sospettavano aspettasse.

Stando a lui, i due avrebbero avuto un solo approccio intimo oltre un mese prima della scomparsa della giovane. La versione di Bindella non corrisponde però a quanto riferito dalle amiche della ragazza e dal suo ex fidanzato.

Secondo la procura il movente dell'omicidio sarebbe da ricercarsi proprio nella gravidanza indesiderata. Che avrebbe potuto dar vita ad una discussione sfociata in omicidio. Sonia prenotò una visita ginecologica a cui non si presentò mai. A sostegno della tesi accusatoria ci sono tra l'altro, la testimonianza di un'amica di Sonia che riferisce che i due non si vedevano molto, ma facevano sempre sesso, quella di poliziotto amico del 31enne a cui lo stesso Bindella avrebbe confessato di aver fatto "un gran casino" e una "cosa cattiva cattiva", e quella di una suora a cui la Marra avrebbe mostrato un sms del Bindella in cui lui le diceva di bere prima di fare il test di gravidanza.

Per le due legali di Umberto Bindella, Daniela Paccoi e Silvia Egidi, invece le strade che potrebbero portare a scoprire la verità sulla sorte di Sonia Marra sono altre. "Anche noi abbiamo interesse a stabilire la verità - aveva detto all’inizio del processo l’avvocato Paccoi - e se per il pm è un omicidio per noi è una scomparsa, in cui non c'è nessuna prova dell'omicidio. Bindella - aveva sostenuto ancora il legale - è una persona per bene di buona famiglia, che per colpa di questa accusa è ai margini della società. Inoltre, come vedete è libero, e raramente ho visto persone accusate di omicidio libere al cospetto della Corte d’assise”.

La fine del processo, seppur dopo una pausa di mesi, adesso è più vicina, e con questa, anche una prima verità, se non fattuale, almeno processuale.

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