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Morte Ciro Esposito, domani la sentenza. La madre: "De Santis? Spero sia condannato all'ergastolo"

23 maggio 2016 | 18.41
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Foto da Facebook
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E' attesa per domani nell'aula bunker di Rebibbia la sentenza del processo per l'omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito, ferito nella Capitale il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli e morto dopo 53 giorni di agonia al policlinico Gemelli. A esprimersi saranno i giudici della Corte d'Assise di Roma. Per l'omicidio è imputato l'ultrà della Roma Daniele De Santis, per il quale i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio hanno chiesto l'ergastolo.

I pm hanno sollecitato anche la condanna a tre anni ciascuno per altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, accusati di rissa aggravata per aver fatto parte del gruppo che a Tor di Quinto provocò gli scontri tra le diverse tifoserie. Il difensore dell'ultrà romanista, l'avvocato Tommaso Politi, ha chiesto invece l'assoluzione per legittima difesa, sostenendo che si è trattato di un episodio "imprevisto e imprevedibile" e che la pistola con cui De Santis ha fatto fuoco "non era sua perché non aveva armi con se'".

La madre di Ciro Esposito, Antonella Leardi, sempre presente alle udienze, sarà in aula anche domani. Leardi continua a chiedere "che giustizia sia fatta" e che Daniele De Santis "sia punito con la massima pena, l'ergastolo - dice all'Adnkronos - De Santis dovrebbe avere modo di riflettere a lungo in carcere su quello che ha fatto". De Santis, spiega la madre di Ciro Esposito, "in questi anni non ci ha mai chiesto perdono per quello che ha fatto. Ha sempre avuto un atteggiamento arrogante". E se lo chiedesse ora il perdono? "Avrebbe il sapore della falsità - aggiunge - Prima forse lo averi perdonato, ma ormai è tardi, adesso non lo farei più".

"Mio figlio era una persona pacifica, era un non violento", dice Leardi, che punta il dito contro chi quella sera di due anni fa aveva il compito di gestire l'ordine pubblico. "Non hanno saputo gestire la sicurezza, quella giornata a Roma i ragazzi sono stati lasciati in balia di se stessi, sapendo che poco distante c'era un soggetto pericoloso".

Alla domanda se si sia sentita supportata dalle istituzioni in questi due anni, la madre di Ciro Esposito risponde: "Non è che ci sia stato tutto questo supporto da parte delle istituzioni, ci siamo arrampicati noi sugli specchi con le unghie e con i denti. Sono dispiaciuta perché quello che ho fatto io avrebbero dovuto farlo le istituzioni, le persone che non hanno saputo organizzare e garantire la sicurezza quel giorno a Roma".

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