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Scontri all'università di Bologna, Procura apre fascicolo

11 febbraio 2017 | 13.33
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Processo per direttissima, al tribunale di Bologna, "per resistenza aggravata" contro due manifestanti che hanno partecipato agli scontri di tra studenti, guidati dai collettivi universitari, e forze dell'ordine. Si tratta di un ragazzo e una ragazza fermati ieri. La Procura di Bologna ha chiesto la convalida del loro fermo. Contestualmente, spiega il procuratore capo Giuseppe Amato, è stato aperto un fascicolo in cui "abbiamo valorizzato una serie di episodi contigui e ci determiniamo a chiedere alcuni provvedimenti cautelari al gip di Bologna nei confronti di alcuni soggetti" che sarebbero a loro volta colpevoli di resistenza aggravata.

"Ci siamo presi questa responsabilità – prosegue Amato – e credo che ci debba essere una risposta che è coerente con le determinazioni che l'ufficio ha assunto oggi di chiedere la convalida delle posizioni delle due persone arrestate ieri. Abbiamo ritenuto in questo modo legittimo, l'operato della polizia giudiziaria. L'intenzione non è quella di mostrare inutilmente i muscoli, ma credo che una risposta ci debba essere. Queste manifestazioni violente devono cessare o diversamente vanno contrastate in maniera efficace cercando di valorizzare anche la tempistica dei processi".

Al vaglio degli inquirenti 4 o 5 episodi a partire dall'autunno 2016, durante gli scontri per il caro-mensa, fino alla protesta anti-tornelli degli ultimi due giorni. L'ipotesi investigativa parte dalla resistenza aggravata ma dovrà anche valutare un'eventuale associazione nei reati.

"Non siamo in presenza di manifestazioni spontanee - dice Amato - ma le modalità con cui vengono organizzate dimostra che dietro c'è un disegno, una strategia. Il dato che emerge è che alcune figure si rivedono e partecipano ai fatti in maniera attiva e propositiva. Si tratta di manifestazioni violente, proditoriamente e premeditatamente, non è più accettabile".

"Alcune vicende che nel lontano passato hanno riguardato episodi analoghi - commenta Amato - hanno avuto poi un iter processuale che ritengo in contrasto con quelli che sono i principi fondamentali, quello di dare una risposta giudiziaria in tempi assolutamente ragionevoli".

"Lo sforzo che stiamo cercando di fare, anche con il presidente del tribunale, con cui mi incontrerò la prossima settimana, è trovare delle metodiche solutorie per ridurre i tempi processuali. Non possiamo oggi arrivare ad una sentenza per fatti di 3 o 4 anni fa - conclude Amato - questa per me non è giustizia".

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