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C'è un trono di ferro nella 'stanza segreta' della piramide di Cheope

21 novembre 2017 | 17.20
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Ricostruzione Trono Hetepheres (copyright Harvard University - Foto da Ufficio Stampa PoliMI)
Ricostruzione Trono Hetepheres (copyright Harvard University - Foto da Ufficio Stampa PoliMI)

Forse c'è "un trono di ferro" nella 'stanza segreta', lunga almeno 30 metri, scoperta all’interno della Piramide di Cheope. L'ipotesi è stata avanzata dal matematico e archeastronomo italiano Giulio Magli del Politecnico di Milano e alimenta il rebus che, di fatto, sta diventando una delle sfide più appassionanti in assoluto per gli archeologi: scoprire la funzione e il contenuto della 'misteriosa stanza' descritta ai primi di novembre su 'Nature', una scoperta che ha fatto il giro del mondo.

A pubblicare i risultati del progetto ScanPyramids erano stati gli archeologi guidati da Mehdi Tayoubidell'Hip Institute di Parigi, e Kunihiro Morishima dell'Università di Nagoya, in Giappone. Ed ora l'archeoastronomo e matematico italiano Magli disegna un affascinante scenario dal sapore di una nuova scoperta. "La Piramide di Cheope, costruita attorno al 2550 aC., è uno dei monumenti più grandi e complessi della storia dell'architettura" ricorda Giulio Magli, Direttore del Dipartimento di Matematica e docente di Archeoastronomia del Politecnico di Milano, che ha formulato una delle prime ipotesi sulla possibile funzione della 'stanza segreta'.

Le camere interne della piramide, argomenta lo studioso italiano, "sono accessibili tramite stretti condotti uno dei quali però, prima di giungere alla camera funeraria, si allarga e si alza improvvisamente formando la cosiddetta Grande Galleria". "La camera appena scoperta non ha una funzione pratica di 'scarico del peso' che grava sopra la Grande Galleria, perchè il tetto della stessa fu già costruito con una tecnica a spiovente proprio per questo motivo", dunque, ipotizza il matematico, "esiste una possibile interpretazione c he è in ottimo accordo con quanto sappiamo della religione funeraria egizia testimoniata nei Testi delle Piramidi. Nei testi infatti si legge che il faraone, prima di raggiungere le stelle del nord, dovrà passare le 'porte del cielo' e sedere sul suo 'trono di ferro'".

All’interno della Piramide, racconta Magli, ci sono quattro stretti canali, delle dimensioni di un fazzoletto, diretti verso le stelle. L'aldilà del faraone era infatti, secondo i "Testi delle Piramidi", nel cielo, e in particolare tra le stelle del nord, come l'Orsa e il Drago. Due canali sboccano sulle facce del monumento, altri due terminano in piccole porte. Una delle due porte, quella sud, è stata esplorata più volte senza risultato, mentre quella nord è tuttora sigillata. "Le 'porte del cielo' sono evidentemente quelle al termine dei canali e quella nord -osserva- potrebbe benissimo sfociare nella camera appena scoperta".

La camera dunque, continua il matematico, "potrebbe contenere, alla sua estremità superiore, esattamente sotto l'apice della grande piramide, un oggetto necessario a Cheope per rinascere: un 'trono di ferro'". Per lo studioso possiamo farci un'idea di come potrebbe essere questo oggetto guardando il trono della madre di Cheope, la regina Hetepheres, che è stato ricostruito dalla Harvard University. E' una bassa e larga sedia in legno di cedro rivestita d'oro e faience. Quello di Cheope potrebbe essere simile, ma rivestito di sottili lamine di ferro.

Naturalmente, sottolinea Magli, "non si tratterebbe di ferro estratto, ma di ferro meteoritico, cioè di ferro ad alta percentuale di nichel proveniente da meteoriti ferrose, citato più volte nei testi delle piramidi" ed è certo, evidenzia, "che gli Egizi lo conoscevano già da molti secoli prima di Cheope e che ne fecero uso per oggetti speciali destinati ai faraoni per millenni: basti pensare al famoso pugnale di Tutankamon.

Un modo per verificare o scartare l'ipotesi avanzata dal matematico del Politecnico di Milano esiste ed è "una nuova esplorazione del condotto nord che permetta finalmente di sapere se qualcosa si trova al di là della sua porta." Si tratta di una esplorazione a lungo aspettata dagli esperti, da molto prima della scoperta della nuova camera. Allo stato attuale, segnala Magli, "è infatti difficile dire con sicurezza che il canale nord sfoci nella camera appena scoperta", il 'grande vuoto' come l'hanno battezzata gli archeologi, perché le immagini che la localizzano sono approssimate. Lo Scan Pyramid project ha usato una tecnica non invasiva basata sulla misura dei muoni: particelle elementari che vengono generate nei raggi cosmici e che vengono assorbiti in modo diverso a seconda di quanti spazi vuoti attraversano. E ciò che si ottiene è una sorta di radiografia che "è necessario interpretare" avverte l'archeoastronomo del Politecnico di Milano.

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