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Il caso

Troppa attesa dal dottore, pazienti incolpano "negro"

21 settembre 2018 | 12.00
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"Nel mio ambulatorio ci prendiamo cura di pazienti delicatissimi, con imponente dolore o per accompagnarli in ogni modo al loro termine ultimo. Tutto il personale lo fa con cortesia, amorevolmente e con dolcezza, come da formazione specialistica (avrei, altrimenti, fatto un altro lavoro). Ho purtroppo saputo, in ritardo, che pochi giorni or sono, mentre mi allontanavo dall'ambulatorio per accompagnare un mio paziente di origine senegalese, per una consulenza specialistica da me stessa richiesta, ben quattro persone, accompagnatori di altri miei pazienti in attesa di visita, si sono lamentati di dover attendere per 'colpa di un negro'". Lo scrive su Facebook Maria Cristina Deidda, medico del 'Day service' di cure antalgiche e palliative dell'ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari.

La dottoressa precisa che "tutti i nostri pazienti, e sottolineo, indistintamente tutti, sono amorevolmente trattati e supportati, poiché questo comportamento nelle cure palliative è indispensabile. Pur sentendo in tutta Italia di comportamenti intolleranti e discriminanti - si rammarica Deidda - mi ero illusa che nel nostro ambulatorio, proprio a causa della delicatezza delle patologie trattate, l'animo umano fosse più compassionevole verso l'altrui persona. Io e le mie infermiere abbiamo fatto, molti anni addietro, il giuramento di assistere chiunque ne avesse bisogno, senza discriminante di razza, sesso, religione, ideologia politica. Pertanto - conclude nel post - chiedo scusa, a nome dei concittadini sconosciuti ma intolleranti nei riguardi del paziente. Mi vergogno profondamente".

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