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Usa: dopo la tv gli chef scendono in politica, al fianco di Michelle Obama

28 novembre 2014 | 12.49
LETTURA: 5 minuti

Nascono Chef Action Network, Food Policy Action, fondata da Tom Colicchio, giudice di 'Top Chef', ed altri gruppi di cuochi. Obiettivo: difendere la politica salutista dell'amministrazione Obama, a iniziare dalle nuove regole per le mense scolastiche osteggiate dal Congresso dei repubblicani e fortemente criticate dagli studenti. (Fotogallery)

Michelle Obama insieme allo chef Curtis Aikin incontra degli studenti (Foto Infophoto)
Michelle Obama insieme allo chef Curtis Aikin incontra degli studenti (Foto Infophoto)

Ormai star televisive e veri maitre a penser globali, i 'celebrity chef' in America guardano anche alla politica e si organizzano per avere un peso di vera lobby a Washington. Sono infatti diversi i gruppi di azione politica - Chef Action Network, Food Policy Action fondata nel 2012 da Tom Colicchio, giudice dello show "Top Chef", Chefs Collaborative - che riuniscono chef e cuochi americani schierati al fianco dell'amministrazione Obama, ed in particolare della first lady Michelle, nella rivoluzione per un'alimentazione più sana ed una cucina basata su prodotti controllati e di qualità.

"Credo che molti di noi considerano il cibo un diritto, se parliamo dei diritti riproduttivi, subito pensiamo alla politica. Ma se parliamo del cibo a nessuno ci pensa e questo non torna. Perché tutto quello che ci interessa è soggetto al voto della politica, delle leggi sull'agricoltura a quelle delle mense scolastiche", così Colicchio spiega a Politico il perché della necessità che i cuochi d'America usino la popolarità della televisione per cercare di influenzare le politiche dell'alimentazione.

La guerra scoppiata per le nuove regole, ispirate ai principi salutisti di Michelle, per le mense scolastiche imposte dal ministero dell'Agricoltura, per servire pasti più ricchi di cereali e frutta e verdura fresca invece di grassi e sodio, ne è un esempio. I cuochi si sono schierati ovviamente a difesa della misura, contro la quale da mesi è in corso una vera e propria rivolta culturale, soprattutto negli stati del sud a guida repubblicana, animata da chi considera l'aver tolto il pollo fritto, la pizza surgelata e le bevande gasate dalle scuole un attentato all'americanità.

Ed è dei giorni scorsi la notizia della campagna #ThanksMichelleObama su Twitter con cui gli studenti denunciano i pasti, a detta loro a base di poltiglie di verdure poco invitanti, a cui sono condannati dalle nuove regole. (Fotogallery) Un anticipo mediatico di quelli che molti prevedono sarà un vero attacco politico da parte del prossimo Congresso a guida repubblicana sul fronte della guerre delle mense scolastiche.

Già la scorsa primavera i repubblicani alla Camera avevano presentato un progetto per permettere alle scuole con i bilanci in rosso di essere esentati dal seguire le nuove regole salutiste. Ed ora Robert Aderholt, repubblicano dell'Alabama che guida la potente sotto commissione per gli stanziamenti dell'Agricoltura della Camera, torna all'attacco e non sembra per nulla impressionato dalla mobilitazione degli chef star.

"Se si parla di foie grass, allora mi rivolgo ad uno chef, ma se parliamo di politica per le mese scolastiche, allora ho bisogno di un nutrizionista per bambini e ragazzi - afferma il capo dello staff del deputato repubblicano che si dichiara grande fan di Top Chef - comprendo la passione e la volontà di impegnarsi degli chef, ma che topo di esperienza hanno in questo campo?"

L'impegno si prospetta difficile per Colicchio e gli altri chef che comunque non intendono farsi scoraggiare, ed anzi considerano la battaglia per le mense scolastiche un test per il network dei 'cuochi in politica', per poi guardare ad altre sfide, come quella a sostegno della legge per l'etichettatura obbligatoria degli alimenti contenenti Ogm - per la quale Food Policy Action presenterà una petizione la prossima settimana al Congresso - oppure per un maggior sostegno ai prodotti a chilometro zero nel prossimo farm bill, la legge omnibus agricoltura che viene approvata ogni cinque anni.

"Gli chef sono diventati più colti e più consci ad ogni livello delle implicazioni culturali della cucina e del ruolo del cibo nel nostro paese", afferma Sam Kass, vero pioniere della politicizzazione dei cuochi, entrato alla Casa Bianca come assistente chef e poi diventato consigliere per la politica alimentare. "Molti dei politici che lavorano alle politiche alimentari non sanno nulla di cibo", aggiunge, a risposta alle critiche che arrivano dai repubblicani all'attivisimo politico dei cuochi.

Critiche che nei giorni scorsi sono state illustrate sulle pagine del conservatore Wall Street Journal da Julie Kelly, insegnante di cucina di Chicago, che mal sopporta questa conversione politica dei colleghi, accusati di spirito elitario. "Le elite culinarie, come quelle politiche, professano di voler aiutare gli americani comuni, ma spesso falliscono perchè si rivolgono solo ai frequentatori dei festival di vino e cibo, Tom, con tutto il rispetto per favore rimani ad occuparti di pentole e padelle", ha scritto criticando direttamente a Colicchio ed alle sue "politiche stracotte".

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