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Russia: domani su Piazza Rossa nuovi mezzi di Putin, sfilano anche unità cinesi

08 maggio 2015 | 19.32
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Domani sulla Piazza Rossa la tradizionale parata militare disertata dagli alleati per il ruolo della Russia nella crisi in Ucraina. Putin presenta nuovi mezzi militari, ma l'aumento degli investimenti alla difesa non riesce a nascondere i problemi nella produzione

Il vertice di oggi al Cremlino fra Russia e Cina
Il vertice di oggi al Cremlino fra Russia e Cina

Oltre la retorica della Vittoria, domani il presidente russo Vladimir Putin porterà sulla Piazza Rossa i primi risultati dello sforzo di riarmo che ha lanciato nel 2010, con investimenti record che la crisi non ha fino a ora intaccato e che nelle intenzioni del Cremlino si dovrebbe tradurre in un rinnovamento del 70 per cento dei mezzi in dotazione alle forze armate entro il 2020, una previsione considerata come irrealistica dagli analisti per i problemi accumulati negli anni dal comparto militare industriale del paese, problemi che vanno dallo sviluppo di nuove tecnologie alla produzione e sono stati aggravati dalla perdita dei cantieri navali e delle industrie ucraine.

I 395 miliardi di dollari di investimenti in dieci anni promessi da Putin non nascondono il ritardo nella presentazione dei mezzi annunciati, a partire dell'aereo stealth di quinta generazione, il T-50: Mosca ne acquisirà solo 10-12 per collaudi entro il 2020, quando il nuovo modello avrebbe dovuto entrare in servizio, con centinaia di mezzi acquistati, per quella data. Ne volano alcuni prototipi, uno magari sorvolerà domani la parata, ma con vecchi motori Sukoi e privi dell'avionica che costituisce oramai la vera misura dell'innovazione di un aereo militare. Sembra anche che la Russia decida di far rientrare in produzione modelli sovietici, dal Mig-31 al Tupolev-160.

Le novità presentate domani poi sono il risultato di programmi avviati prima dell'inversione dei finanziamenti: il carro T-14, il mezzo blindato per il trasporto truppe ancora in fase di test, VPK 7829 Bumerang che sostituirà il BTR-80 sovietico, presentato in anticipo sull'inizio della produzione in serie previsto fra due anni, i mezzi da combattimento BMP Kurganets-25, e il T-15 e 2S35 Koalitsiya-SV.

Quella di domani a Mosca per il 70esimo anniversario della vittoria sulla Germania nazista viene comunque presentata come la sfilata più grandiosa, con 16mila militari, incluse unità militari cinesi in marcia con i russi, nell'ennesima riscrittura della storia. L'alleanza fra Unione sovietica e Stati Uniti e Gran Bretagna che portò alla sconfitta dei nazisti in Europa viene sostituita con una narrativa in cui si sottolinea quella fra Mosca e Pechino.

A offrire la patina della storia alla presenza a Mosca in questi giorni del presidente cinese Xi Jinping, ai suoi militari in Piazza, e alle esercitazioni congiunte in programma nel Mediterraneo da lunedì, si è svolta a Mosca una conferenza sul contributo sovietico e cinese alla Vittoria "Il ruolo dell'Urss e della Cina nel raggiungere una vittoria sul fascismo e il materialismo giapponese nella Seconda guerra mondiale", occasione per Putin di denunciare "i cinici tentativi di riscrittura della storia in funzione degli interessi politici di oggi", tentativi che il presidente della commissione esteri della Duma Aleksei Pushkov ha attribuito agli Stati Uniti, contrastati in questo loro sforzo, "insieme da Mosca e Pechino".

Stalin dichiarò guerra al Giappone, in guerra con la Cina dal 1937, solo tre mesi dopo la fine del conflitto in Europa e tre giorni dopo la bomba atomica americana su Hiroshima. Le forze sovietiche entrarono in Manchuria e il Giappone si arrrese il due settembre del 1945. Unione sovietica e Cina firmarono un trattato di amicizia e alleanza nel 1950 ma le tensioni fra le leadership comuniste dei due paesi si inasprirono negli anni sessanta, con gli scontri al confine nel 1969.

"Settant'anni fa i nostri paesi hanno portato a termine onorevolmente la loro sacra missione per il mantenimento della pace. Parleremo insieme in difesa del patrimonio della vittoria nella seconda guerra mondiale e dei principi internazionali dell'uguaglianza e della giustizia", ha dichiarato il vice premier cinese Cheng Guoping, citato dalla Tass nei giorni scorsi.

Mentre oggi per la prima volta l'Ucraina ha celebrato la vittoria un giorno in anticipo sul fuso storico di Mosca, come fanno i paesi europei, alle cui norme di linguaggio si è adattata parlando di Seconda guerra mondiale e non più di grande guerra patriottica. L'8 maggio, nelle intenzioni di Petro Poroshenko, deve diventare una giornata di riconciliazione. "Mentre il nove, con il pretesto della grande vittoria, l'esercito dell'aggressore dimostrerà le sue capacità al mondo. Alcune delle unità che sfileranno erano a Donetsk fino ad alcuni giorni fa", ha dichiarato Poroshenko.

Il premier Arseny Yatsenyuk ha usato come di consueto toni più aggressivi, per ricordare che mentre la maggior parte dei 3,5 milioni di ucraini sono morti combattendo nelle fila dell'Armata rossa, le forze sovietiche condividono con la Germania nazista la responsabilità della morte di 4 milioni di civili in Ucraina.

Mosca ha invitato i leader di 68 paesi per le giornate di celebrazioni della Vittoria. Meno di trenta hanno accettato. Ancora meno parteciperanno alla parata accanto a Putin - per il 60esimo anniversario, nel 2005, c'erano invece 53 capi di stato, George W. Bush, e quasi tutti i leader europei. Fra loro il presidente cinese Xi Jinping, dell'Egitto, Zimbabwe, Cuba, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, i leader della repubblica ceca, Ungheria, Grecia e Cipro.

Assenti il presidente della Bielorussia Aleksandr Lukashenko (che tradizionalmente festeggia a Minsk) e quello dell'Uzbekistan Islam Karimov. Per motivi ancora da chiarire sarà assente il leader nordcoreano Kim Jong Un. La cancelliera tedesca Angela Merkel deporrà domenica una corona di fiori alla tomba del milite ignoto, così come fanno domani i ministri degli esteri italiano Paolo Gentiloni e francese Laurent Fabius, il capo della diplomazia di Berlino ha celebrato a Volgograd, ex Stalingrado.

Il ministro degli esteri Sergei Lavrov minimizza le defezioni. "E' prima di tutto la nostra festa! Un invito non è una cartolina per un centro di reclutamento". Ma Mikhail Gorbaciov tuona: "ignorare l'opportunità di dimstrare la vicinanza alla battaglia dell'Unione sovietica contro il fascismo (almeno 20 milioni di morti, ndr) è una forma di mancanza di rispetto".

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