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Burundi: presidente Nkurunziza ritorna nella capitale

15 maggio 2015 | 16.37
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Mercoledì era in Tanzania quando è stata annunciata la sua destituzione dopo circa 20 giorni di proteste contro la sua decisione di candidarsi per un terzo mandato presidenziale. Arrestati i leader militari che hanno guidato la rivolta

Pierre Nkurunziza (Foto Afp) - AFP
Pierre Nkurunziza (Foto Afp) - AFP

Il presidente del Burundi Pierre Nkurunziza è tornato nella capitale Bujumbura dopo il fallito colpo di stato guidato dall'ex capo dell'intelligence e alto generale Godefroy Niyombare. Mercoledì Nkurunziza era in Tanzania quando è stata annunciata la sua destituzione dopo circa 20 giorni di proteste contro la sua decisione di candidarsi per un terzo mandato presidenziale.

Lo stesso giorno, il presidente non è stato in grado di tornare nella capitale dal momento che Niyombare aveva chiuso l'aeroporto internazionale e le frontiere. Ma ieri sera, ha fatto sapere su Twitter di essere tornato in Burundi. Dopo essere stato nella sua città natale nella regione di Ngozi, questa mattina Nkurunziza è rientrato a Bujumbura scortato da un corteo di auto. Il suo arrivo è stato salutato dai suoi sostenitori da balli e festeggiamenti con i colori del partito, fa riferito la Bbc.

Questa mattina il governo ha annunciato l'arresto di decine di militari dissidenti tra cui tre alti ufficiali che hanno guidato la rivolta. Si tratta dell'ex ministro della Difesa Cyrille Ndayirukiye, di un alto funzionario presso il Ministero di Pubblica Sicurezza e del capo della polizia. Sarebbe invece ancora in fuga il generale Niyombare, leader del fallito colpo di stato, che ha in precedenza ammesso la sconfitta. "Abbiamo deciso di arrenderci. Spero che non ci uccidano", ha detto citato da Radio France Internationale.

Il ministro per la sicurezza Gabriel Nizigama ha intanto invitato coloro che sono coinvolti nel tentato golpe e sono ancora nascosti ad arrendersi. Mentre l'esercito ha fatto sapere che almeno 12 militari dissidenti sono rimasti uccisi e 13 feriti negli scontri di ieri con le forze lealiste.

Il timore, ora, è quello di rappresaglie contro giornalisti, attivisti dei diritti umani e persone che potrebbero essere percepiti come simpatizzanti dell'opposizione. Le proteste nel frattempo sono ricominciate, con testimoni che affermano che la polizia ha sparato sui dimostranti nei sobborghi di Bujumbura, Cibitoke e Mutakura. Dall'inizio delle manifestazioni, lo scorso mese, più di 20 persone sono state uccise. Mentre sono quasi 106.000, secondo l'Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, le persone fuggite nei paesi vicini.

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