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Grecia: Draghi, serve accordo forte molto in fretta

15 giugno 2015 | 16.25
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S&P, nessun default se non paga Francoforte

Grecia: Draghi, serve accordo forte molto in fretta

Sulla Grecia "serve un accordo forte e generale e serve molto presto". E' il monito del presidente della Bce Mario Draghi, in audizione al Parlamento europeo, sul dossier più scottante degli ultimi anni per la zona euro. "Per accordo forte - ha incalzato - intendo un accordo in grado di generare crescita ed equità sociale, ma che garantisca anche l'equilibrio dei conti pubblici". L'Eurotower, garantisce, "sta facendo tutto il possibile. Un accordo è necessario, non solo per la Grecia ma per tutta la zona euro".

Il numero Uno della Bce, creditore di Atene insieme a Fmi e Ue, ha chiarito che la questione oggi è nelle mani dei leader politici. "Il sostegno finanziario alla Grecia è una decisione politica che deve essere presa dai decisori politici eletti e non dai banchieri centrali", ha affermato. La soluzione, ha insistito, "deve essere trovata all'interno dell'Eurogruppo".

Allargando l'orizzonte al resto della zona euro, Draghi ha poi, come di consueto, passato in rassegna gli indicatori macro. La crescita economica nell'area euro "continua a ritmo moderato", ma "si rafforzerà" nei prossimi mesi, ha rilevato. Intanto il Qe procede e dà il suo contributo al rilancio dell'economia, sebbene per una ripresa solida i soli stimoli monetari non bastino, ma vanno affiancati con riforme strutturali da parte dei governi. I rischi connessi al Quantitative easing "sono per ora piuttosto contenuti", ma "monitoriamo la situazione da vicino", ha spiegato Draghi, escludendo al momento pericoli di 'bolle'. In particolare nel mercato immobiliare "non vediamo segni di sopravvalutazione", ha detto. Sul fronte i'inflazione, nell'area euro "rimarrà debole nei prossimi mesi" e "ripartirà verso la fine dell'anno per poi tornare vicina, ma sotto il 2%".

E sul caso Grecia oggi ha detto la sua anche l'agenzia di rating Standard & Poor's chiarendo che "non vi sarà un taglio del rating della Grecia a livello Sd (default selettivo) se Atene non dovesse ripagare alla Bce i bond in scadenza a luglio e agosto per un ammontare totale pari a 6,7 mld di euro". E questo perché, chiarisce S&P, "i nostri rating sovrani dipendono dalla capacità e volontà di un governo centrale di soddisfare gli obblighi finanziari presso creditori commerciali, non ufficiali, e noi consideriamo la Bce come un creditore ufficiale". Inoltre, "il mancato pagamento di tali titoli non impatterebbe direttamente nessun creditore commercial" e dunque in tal caso S&P "non interverrebbe sul rating portandolo al livello 'default selettivo'". Di certo però mancati pagamenti verso i creditori come in questo caso, avverte l'agenzia, "costituirebbero un fattore negativo nelle nostre analisti e potrebbero portare ad un abbassamento del rating sovrano rispetto all'attuale 'CCC', sebbene non sia livello default". Secondo la 'scaletta' dei rating sovrani di S&P - che va da 'AAA' per le economie forti e stabili che rappresentano un investimento sicuro, all'ultimo gradino 'Sd' (default selettivo) o addirittura 'Nr' (not rated, una sorta di non classificato perché fuori da rating) - il livello 'CCC' indica un paese attualmente vulnerabile, a seguire troviamo 'CC' ovvero paese altamente vulnerabile e 'C' che equivale ad altamente vulnerabile e insolvente, dunque anticamera del crac.

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