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Iran: da martedì Gentiloni e Guidi a Teheran con imprese italiane/Aki

02 agosto 2015 | 15.32
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Iran: da martedì Gentiloni e Guidi a Teheran con imprese italiane/Aki

Rilanciare il dialogo politico e soprattutto preparare il terreno per il ritorno delle aziende italiane in Iran, dopo l'accordo siglato a Vienna a metà luglio sul programma nucleare del paese, che prevede la progressiva revoca dell'embargo internazionale. Sono questi gli obiettivi del viaggio a Teheran del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e di quello dello Sviluppo economico Federica Guidi. Il 4 e 5 agosto i due ministri saranno alla guida di una folta delegazione di aziende italiane, da Eni a Finmeccanica, rappresentate ai più alti livelli.

Numerosi gli appuntamenti in agenda, tra i quali i colloqui con il capo della diplomazia iraniana, Mohammad Javad Zarif, con il ministro dell'Industria, Mohammad Reza Nematzadeh, e con quello del Petrolio, Bijan Zanganeh, ma anche un incontro con il presidente Hassan Rohani. Visto il taglio prevalentemente economico della missione, sono in programma anche incontri alla Camera di Commercio e alla Banca Centrale.

Da tempo l'Italia, primo partner commerciale europeo di Teheran prima delle sanzioni, lavora al ritorno sul promettente mercato iraniano. Quella di martedì è infatti la terza visita nella Repubblica Islamica da parte dei vertici della nostra diplomazia in poco più di un anno e mezzo. A dicembre 2013 era stata Emma Bonino a volare a Teheran, il primo ministro degli Esteri italiano a farlo da 10 anni, complici le aperture dimostrate da Rohani, insediatosi ad agosto di due anni fa. Lo scorso febbraio, invece, la prima visita di Gentiloni, poco prima della conclusione di un accordo preliminare sul nucleare e in un momento in cui l'Iran, più che mai, gioca un ruolo chiave nelle crisi regionali, dalla Siria allo Yemen, alla lotta contro il sedicente Stato islamico (Is).

Nell'Iran del dopo-sanzioni, la posta in gioco per le nostre aziende è altissima. Secondo le stime dell'ufficio studi di Sace, il gruppo che protegge gli investimenti delle imprese italiane all'estero, il ritiro graduale delle sanzioni a partire dal 2016 potrebbe portare a un incremento dell'export italiano nel paese di quasi tre miliardi di euro nei prossimi quattro anni.

Nel rilancio dei rapporti con Teheran, l'Italia non parte da zero. Nel 2014, in pieno regime sanzionatorio internazionale, il nostro paese è stato il secondo partner tra gli Stati Ue, dopo la Germania. Dopo il picco dell'interscambio raggiunto nel 2011 (7.097 milioni di euro), la crisi economica internazionale e l'inasprirsi delle sanzioni contro Teheran hanno prodotto un drastico crollo. Ma l'export italiano ha comunque registrato nel 2014 una performance superiore a 1.100 milioni di euro, con un aumento del 9,5% circa rispetto all'anno precedente, superiore alla media dell'Ue.

In un Iran che punta a una rapida ripresa, vari sono i settori che fanno gola all'Italia, dalle infrastrutture ai macchinari, all'oil&gas. Di recente, il ministro dell'Industria Nematzadeh ha dichiarato che la Repubblica Islamica intende puntare sul rilancio delle industrie del petrolio e gas, dei metalli e delle automobili. "L'obiettivo - ha detto - è di instaurare scambi commerciali a due direzioni, ma anche di cooperare nello sviluppo, nella progettazione e nell'ingegneria".

Nel settore degli idrocarburi, l'Iran è al quarto posto al mondo per riserve petrolifere e possiede le più vaste riserve mondiali di gas. L'obiettivo dichiarato dal paese è raddoppiare fin da subito l'export di greggio. Il vice ministro del Petrolio, Mansour Moazami, ha affermato di recente che, una volta revocate le sanzioni, le esportazioni iraniane di petrolio potranno raggiungere 2,3 milioni di barili al giorno, contro gli attuali 1,2 milioni.

I primi incontri con le grandi aziende internazionali ci sono già stati. Sia Eni che Shell che Total, ad esempio, hanno avuto di recente contatti diretti con le autorità iraniane. L'ad di Eni, Claudio Descalzi, ha dichiarato di recente che l'azienda è pronta a tornare in Iran, precisando tuttavia che non si sa ancora quanto il paese potrà effettivamente aumentare la sua produzione di idrocarburi e ponendo la condizione di una nuova tipologia di contratti, meno penalizzante e più allineata agli standard internazionali.

Su quest'ultimo punto - determinate per l'Eni come per la altre compagnie internazionali - a Teheran qualcosa comincia a muoversi. Il 23 luglio, Amir-Hossein Zamaninia, vice ministro del Petrolio, ha spiegato che il paese ha identificato circa 50 nuovi progetti relativi a greggio e gas, per un valore di 185 miliardi di dollari, che spera di siglare entro il 2020. Ha poi aggiunto che Teheran ha sviluppato un nuovo modello di contratto con i partner internazionali, chiamato Contratto integrato per il petrolio. "Questo modello - ha spiegato Zamaninia - pone rimedio ad alcuni dei punti deboli del contratto precedente". Tra le novità, maggiore libertà per la controparte e una durata più lunga delle concessioni, che dovrebbe aggirarsi tra i 20 e i 25 anni.

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