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Atene accelera su privatizzazioni. Migliaia in piazza contro accordo creditori

13 agosto 2015 | 20.01
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 (Afp)
(Afp)

Il governo greco accelera sulla privatizzazione dei pezzi pregiati del sistema produttivo ancora nelle mani dello Stato: i porti del Pireo e di Salonicco e la ferrovia Trainose-Rosco. L'agenzia greca per le privatizzazioni ha annunciato oggi il termine per la presentazione delle offerte: ottobre 2015 per il Pireo, dicembre 2015 per la ferrovia e febbraio 2016 per il porto di Salonicco. Fra le società interessate al Pireo vi è in prima linea il gruppo cinese Cosco che attualmente gestisce il molo I del porto.

L'annuncio dell'Hellenic Republic Asset Development Fund's (Hradf) si basa sull'accordo raggiunto fra il governo greco e i creditori, sul quale il Parlamento di Atene sarà chiamato a votare entro questa notte. Alexis Tsipras avrà bisogno del soccorso dell'opposizione e dovrà vincere le resistenze all'interno di Syriza per ottenere il via libera sul piano di finanziamenti da 85 miliardi. Se meno di 120 deputati di Syriza voteranno a favore del pacchetto di aiuti, il premier greco, potrebbe essere costretto alle elezioni anticipate. Un allarme fatto circolare oggi, che la portavoce dell'esecutivo Olga Gerovasili e il sottosegretario Alekos Flambouraris hanno fatto scattare per ammorbidire l'ala dura.

Se non ci sarà un voto sull'accordo con i creditori prima dell'Eurogruppo che si riunisce domani, la Grecia - ha poi ammonito il ministro ellenico delle Finanze Euclid Tsakalotos - sarà costretta a chiedere un prestito ponte. "Non posso credere che vi siano poteri in Grecia che vogliano costringerci a farlo. Domani - ha aggiunto Tsakalotos - dovrò andare alla riunione dell'Eurogruppo, perché altri parlamenti dell'eurozona dovranno esprimersi su questa questione e se non ci sarà un accordo alla riunione dell'Eurogruppo, la Finlandia non voterà e dovremo ricorrere al prestito ponte".

Il ministro delle Finanze greco parte per Bruxelles portandosi dietro il dato positivo del Pil. Nel secondo trimestre l'indice di produzione ha registrato una crescita dello 0,8% e su base annua l'incremento sale all'1,4%. Un segno più che tuttavia non sembra rassicurare la Germania che non è la sola a chiedere miglioramenti sulle disposizioni del terzo pacchetto di aiuti alla Grecia. "La Germania non è il solo Paese che al momento ha ancora domande", ha sottolineato il sottosegretario alle Finanze, Jens Spahn.

Estonia, Lettonia, Slovenia e Finlandia restano molto scettiche, anche se Spahn ha comunque elogiato il governo del premier greco Tsipras per l'appoggio al piano di riforme. Secondo l'esponente del governo tedesco restano aperte diverse questioni chiave: i piani di privatizzazione, le procedure per la ricapitalizzazione delle banche, il ruolo del Fondo monetario internazionale nel piano. Il sottosegretario ha chiesto un chiaro impegno da parte dell'Fmi - che si è riservato di decidere più avanti se unirsi al programma - a contribuire al nuovo pacchetto.

"Dal nostro punto di vista è importante che il Fondo monetario internazionale aderisca", ha dichiarato. Quanto al debito greco, Spahn ha sottolineato che la Germania è a favore di una riduzione del debito: "Il cosiddetto haircut non è legale se rinunci a una parte di debito, ma con il termine riduzione del debito si può anche intendere un allungamento delle scadenze, ossia prevedere un periodo senza effettuare il pagamento di interessi o di rimborsi e possiamo parlare di questo, lo abbiamo sempre detto".

Intanto migliaia di persone si sono riunite questa sera a piazza Syntagma, davanti al parlamento di Atene, per protestare contro le misure comprese nell'accordo con i creditori che dovrà essere approvato nella notte. La protesta è stata convocata dal sindacato comunista Pame e da quello dei dipendenti pubblici Adedy.

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