cerca CERCA
Venerdì 26 Aprile 2024
Aggiornato: 22:47
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Iran, Celant: "L'arte sta aprendo il Paese, momento d'oro per la cultura"

28 novembre 2015 | 11.07
LETTURA: 5 minuti

Iran, Celant:

In Iran si sta avvicinando l'inizio di un'"età dell'oro" per la cultura e l'arte può diventare la chiave in grado di far aprire il Paese al resto del mondo. Lo sostiene Germano Celant, soprintendente artistico della Fondazione Prada e curatore di una mostra in corso al Museo di Arte contemporanea di Teheran nel quale è esposta una parte del tesoro 'segreto' dello Shah: centinaia di opere d'arte di artisti come Andy Warhol, Claude Monet, Roy Lichtenstein, Jackson Pollock, Alberto Giacometti, Willem de Kooning, Rene Magritte, Michael Cline e Ralph Rosenborg che per decine di anni sono state 'dimenticate' nei sotterranei dell'edificio.

I capolavori, circa una quarantina, sono visibili dal 21 novembre nel museo di Teheran (disegnato dall'archistar Kamran Diba, cugino di Farah Diba) nell'ambito di una rassegna dedicata a Farideh Lashai, una complessa artista iraniana (1944-2013), le cui opere - spiega Celant ad Aki-Adnkronos International - sono "estremamente contemporanee" per l'utilizzo di immagini video associate alla pittura.

L'idea della mostra intitolata 'Towards the ineffable: Farideh Lashai', che sta avendo grande successo a Teheran e che resterà aperta fino al 26 febbraio, è partita dalla figlia 25enne dell'artista, Maneli Keykavoussi. "Ero a New York quando mi ha contattato. Mi sono subito detto interessato anche perché questa artista ha un profilo da intellettuale - afferma l'ex curatore del Guggenheim per 20 anni - E' stata traduttrice in iraniano di Brecht, ha fatto del design, ha recitato in film. La sua è stata un'esperienza più complessa di quella normale di un artista, che mi ha permesso anche di tracciare un percorso storico" partendo proprio dalla sua "storia personale".

Celant, primo occidentale a curare una mostra internazionale a Teheran da decenni, spiega di aver voluto creare, insieme alla curatrice iraniana Faryar Javaherian, un contesto alle opere di Lashai così da "mostrare il percorso dell'artista e in parallelo incrociare tutti gli eventi internazionali che sono presenti nella collezione".

Il risultato è che nella mostra convivono "due momenti" ben distinti: "Uno su pareti grigie in cui è stata raccolta la parte internazionale, un altro su pareti bianche con le opere della Lashai", che si intrecciano in un percorso di 9 sale. Sui muri appaiono alcune delle frasi della donna che raccontano la drammaticità della rivoluzione. "Per cui è una sorta di mostra specchio per la cultura iraniana. Non è solo la rappresentazione di un'artista, ma di un momento storico" prosegue Celant, che parla quindi dei capolavori dei grandi artisti internazionali in mostra, già esposti a Teheran tra il 1977 e il 1979 e poi sepolti in uno scantinato dagli eventi della rivoluzione islamica.

Per i seguaci dell'ayatollah Ruhollah Khomeini le centinaia di opere d'arte collezionate negli anni Sessanta e Settanta da Farah Diba, moglie di Mohammad Reza Pahlavi, l'ultimo shah, non erano altro che uno dei simboli di una monarchia asservita all'Occidente e che per questo motivo doveva essere cancellata in fretta.

"Sono grandissime opere che farebbero gola a tanti musei internazionali. Ce sono tre o quattro, di cui uno a Berlino e uno a Washington, che stanno richiedendo (la mostra, ndr) così da aprire una collaborazione culturale, ma ci sono difficoltà legate all'assicurazione delle opere", racconta Celant, secondo cui c'è anche "un interessamento del Maxi, ma è molto difficile".

Unire le opere della Lashai a quella delle collezione dello Shah ha dato origine a una mostra "più politica", secondo l'ex curatore del Guggenheim, perché "ha aperto una serie di questioni a Teheran: cosa significa essere un artista durante il periodo pre e post rivoluzione e cosa significa confrontarsi con la cultura internazionale in un momento in cui i confini dell'Iran si stanno aprendo". E proprio al recente dialogo politico promosso con l'Occidente dal presidente Hassan Rohani che Celant guarda quando sostiene che questa mostra è stata possibile "proprio perché c'è stata quest'apertura e ora c'è un forte desiderio di comunicare con l'esterno".

Quello esposto però - chiarisce - è solo una parte del tesoro ancora nascosto negli scantinati del museo. "Ci sono tante altre opere dimenticate. Ho avuto la possibilità di andare nei depositi, non ho visto tutto perché sono oltre 400 opere, ma ce ne sono di straordinarie di Francis Cristaux, Monet, Pissarro e Van de Velde. Hanno anche collezionato capolavori della loro cultura, che non sono mai stati esposti perché considerati troppo figurativi e rappresentativi".

Il professore non nasconde, tuttavia, alcune difficoltà incontrate durante il suo lavoro a Teheran come nel caso di un ritratto della Lashai che mostrava una donna senza velo, esposto con un escamotage. "C'è inevitabilmente un compromesso da sostenere per far vedere queste opere", afferma Celant, riferendo che il quadro in questione è stato messo in mostra, "ma c'era tensione. Ci sono anche quadri politici, come un omaggio a Mossadeq che non abbiamo messo".

La mostra ha colpito evidentemente nel segno - sostiene lo storico dell'arte contemporanea - e ha avuto il merito di ravvivare il panorama culturale di Teheran, raccogliendo attorno a sé il mondo intellettuale della capitale della Repubblica islamica, in una sorta di "riunione collettiva".

Ma non solo gli intellettuali hanno apprezzato i capolavori esposti. Tanti giovani guardano all'arte come un veicolo per dialogare con l'esterno. "Si tratta di una generazione che non ha vissuto la rivoluzione, che ha voglia di esplodere come un vulcano, non in senso negativo, ma vuole esprimersi - conclude Celant - E' chiaro che ci sarà un recupero della cultura iraniana". Se sarà una vera e propria età dell'oro lo decideranno nelle stanze dei bottoni a Teheran.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza