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Siria, 50 diplomatici Usa contro la politica di Obama: "Bisogna colpire Assad"

17 giugno 2016 | 10.31
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Barack Obama (Afp)
Barack Obama (Afp)

Una cinquantina di diplomatici statunitensi contro la politica fin qui seguita dall'amministrazione Obama, cui chiedono di intervenire con raid contro il regime di Bashar al Assad. Il "cablo del canale del dissenso" è stato rivelato dal "Wall Street Journal", che dà conto di un memo interno firmato da 51 funzionari di medio-alto livello del dipartimento di Stato coinvolti nel dossier Siria.

Nel documento si sollecitano "raid militari mirati" contro le postazioni del governo di Damasco alla luce del quasi fallimento del cessate il fuoco raggiunto a febbraio dopo un accordo tra Stati Uniti e Russia, ma nulla dice riguardo ad un possibile invio di truppe di terra. Finora, l'amministrazione Obama ha rifiutato ogni impegno diretto in Siria, limitandosi all'addestramento di alcuni gruppi dell'opposizione ed all'invio di 300 uomini delle forze speciali coinvolte in operazioni antiterrorismo contro l'Is.

Una fonte che ha potuto leggere il testo ha detto alla Bbc che è stato inviato "perché lo status quo non è sostenibile" e di fatto sta rafforzando la permanenza al potere di Assad.

"Siamo a conoscenza del cablo dei 'dissidenti' scritto da un gruppo di funzionari del dipartimento di Stato riguardante la situazione in Siria - ha detto il portavoce del dipartimento, John Kirby - Lo stiamo esaminando, è arrivato da poco, e non farò alcun commento sui contenuti". Il portavoce ha poi spiegato che "il canale del dissenso" è un forum ufficiale al dipartimento di Stato all'interno del quale i dipendenti possono esprimere i propri punti di vista alternativi.

Nel memo, di cui ha avuto copia anche il "New York Times", si legge che la politica americana è stata "sopraffatta" dall'inarrestabile violenza in Siria e si chiede "un uso saggio" bombe e missili per arrivare " a muso duro ad un processo diplomatico guidato dagli Stati Uniti più focalizzato". Nel cablo - diffuso attraverso il canale che venne creato durante la Guerra in Vietnam per permettere ai dipendenti del dipartimento di Stato di esprimere le proprie posizioni divergenti nei confronti della politica del segretario di Stato senza il timore di rappresaglie - si sottolineano poi tra l'altro le profonde divisioni e la frustrazione crescente all'interno dell'amministrazione su come affrontare un conflitto che in cinque anni ha provocato la morte di 400mila persone.

Robert Ford, ex ambasciatore americano in Siria, ha commentato il testo - che ha ottenuto un numero di firme senza precedenti e che include, tra gli altri, un funzionario del desk Siria dell'Ufficio per il Medio Oriente ed un ex numero due dell'ambasciata a Damasco - sottolineando come "molte persone che lavorano sulla Siria al dipartimento di Stato da tempo chiedano una politica più dura nei confronti del governo di Assad come un mezzo per facilitare la conclusione di un accordo politico per dare vita ad un nuovo esecutivo". Lo stesso Ford, ricorda il New York Times, lasciò la carriera diplomatica nel 2014 proprio per la sua frustrazione riguardo alla politica americana in Siria.

Ancora, nel memo i diplomatici scrivono che le continue violazioni del cessate il fuoco da parte del regime annullano gli sforzi per arrivare ad un accordo politico, perché Assad non avverte alcuna pressione per negoziare con l'opposizione moderata. Il bombardamento dei civili, accusano, "è la causa profonda dell'instabilità che continua ad avvolgere la Siria e la regione".

"La base morale per prendere delle misure che mettano fine a morte e sofferenze in Siria, dopo cinque anni di guerra brutale, è evidente e fuori questione - sostengono - Lo status quo in Siria continuerà a rappresentare sfide umanitarie, diplomatiche e collegate al terrorismo sempre più difficili, se non disastrose".

I 51 firmatari riconoscono che un'azione militare comporterebbe dei rischi, a cominciare da nuove tensioni con la Russia, intervenuta al fianco di Assad, ma chiariscono che quello che loro chiedono non è "una deriva pericolosa verso un confronto militare con Mosca", ma piuttosto una credibile minaccia militare per tenere sulla corda il presidente siriano. A questo punto, a loro dire, il segretario di Stato John Kerry potrebbe dare avvio ad una missione diplomatica come quella condotta con l'Iran che ha portato all'accordo sul nucleare.

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