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Il caso

Ungheria, incriminata la reporter che dava calci ai profughi

07 settembre 2016 | 16.20
LETTURA: 3 minuti

(Youtube /Magazin)
(Youtube /Magazin)

Rischia fino a due anni di carcere Petra Laszlo, la giornalista ungherese che l'8 settembre dell'anno scorso era stata filmata mentre colpiva dei migranti messi in fuga dalla polizia al confine meridionale con la Serbia. L'incidente, ripreso in un video diffuso sul web e diventato il simbolo in negativo delle politiche di Budapest verso i migranti, aveva provocato rabbia e indignazione ed era costato il posto di lavoro alla giornalista di N1TV, emittente televisiva vicina al governo Orban.

I procuratori ungheresi accusano la reporter di turbamento dell'ordine pubblico, un reato che nell'ordinamento giuridico ungherese è definito come comportamento violento e antisociale, che suscita indignazione o allarme, ed è punibile fino a due anni di carcere, a meno che non vi siano ulteriori aggravanti.

I pm della contea di Csongrad, nel sud dell'Ungheria, che indagano sul caso hanno ricordato che quel giorno centinaia di migranti avevano sfondato il cordone formato dalle forze di polizia per dirigersi verso la cittadina vicina di Szeged. Laszlo era dietro agli ufficiali di polizia e aveva filmato la fuga dei migranti.

"Mentre filmava la reporter ha sferrato un calcio negli stinchi ad un giovane uomo e ha colpito una ragazza al ginocchio", hanno detto i pm in un comunicato. Non c'è però evidenza di un reato motivato da "considerazioni etniche" o dallo "status di migranti delle vittime", hanno precisato.

L'anno scorso la giornalista aveva detto al quotidiano Magyar Nemzet di provare rimorso per ciò che aveva commesso: "Sono sotto choc per quello che ho fatto e per quello che è stato fatto a me. Non sono senza cuore o razzista.. Sono una donna, madre di bambini piccoli, che ha appena perso il posto di lavoro e che ha sbagliato in preda al panico".

I pm hanno, invece, sollevato la giornalista dall'accusa che aveva fatto esplodere il caso: non sarebbe stata infatti la reporter ad aver colpito Osama Abdul Mohsen e suo figlio Zaid. "Laszlo - dicono gli inquirenti - ha dato un calcio all'uomo, ma non lo ha colpito. L'uomo è caduto perché un poliziotto ha cercato di fermarlo, facendogli perdere l'eqiuilibrio". Dopo la vicenda Abdul Mohsen, allenatore di calcio di origini siriane, si è trasferito in Spagna dove ha trovato impiego presso la Scuola nazionale degli allenatori di calcio. E il figlio Zaid ha incontrato il suo idolo, il giocatore del Real Madrid Cristiano Ronaldo.

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