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Usa-S.Sede: Diaz, il Papa dei Ponti saprà parlare al presidente del Muro

22 maggio 2017 | 11.59
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(Afp)
(Afp)

"Sarà un incontro difficile, tra il Pontifex Maximus, il creatore dei Ponti, ed un presidente creatore del Muro, che hanno differenti opinioni e visioni delle realtà umana e della storia attuale". Ma per Miguel Diaz, il teologo che è stato ambasciatore americano presso la Santa Sede durante il primo mandato di Barack Obama, Papa Francesco, che ha come insegnamento centrale quello della cultura dell'incontro per superare la globalizzazione dell'indifferenza, saprà affrontare questa sfida quando mercoledì prossimo riceverà Donald Trump in Vaticano.

"Questo è il Papa che si è seduto con il leader di ogni orientamento", spiega Diaz all'Adnkronos, ricordando il ruolo centrale che Francesco ha avuto nella storica svolta tra Stati Uniti e Cuba, voluta da Barack Obama e criticata da Trump. Non c'e' una sfida che Francesco "non vada ad affrontare, non sarà facile, ma può trovare terreno comune, se non lo può trovare questo Papa che è il creatore di ponti...", scherza poi il teologo, che ora insegna alla Loyola University di Chicago, che non nasconde comunque le grandi differenze, in particolare sulla questione centrale degli immigrati.

Il Papa ha voluto dare sin dall'inizio del suo pontificato l'immagine plastica della sua posizione, con la visita a Lampedusa "dove pronunciò la famosa frase di condanna della globalizzazione dell'indifferenza umana", e poi con la messa, durante la visita in Messico nel 2016, a Judad Juarez, a poca distanza dal confine dove l'allora ancora candidato Trump prometteva di costruire il Muro.

differenze non solo su migranti, ma anche su economia e povertà

Sono quindi, come è noto, lontanissime, opposte le posizioni tra il Papa e Trump - e non sono mancati anche i duelli di battute a distanza - ma proprio per questo secondo Diaz dall'incontro potrà arrivare un messaggio importante "per un mondo ed una società americana così polarizzata". Se si potrà offrire l'immagine di due leader "che non usano le differenze per demonizzare" ma cercando terreno comune per il bene comune, "questa potrebbe essere una piccola speranza".

L'ex ambasciatore Usa presso la Santa Sede ricorda che sono "sei le aree in cui tradizionalmente abbiamo lavorato insieme: lotta alla fame, diritti umani, libertà religiosa, salute e ambiente, lotta al traffico di esseri umani e sicurezza e pace". "Questa amministrazione deve trovare il modo" di inserirsi in questa tradizione, conclude senza nascondersi che i problemi e le difficoltà saranno molte.

"Una sfida sarà nel settore dell'economia: il Papa parla dell'"economia che uccide" specialmente i poveri, i più vulnerabili, gli oppressi, mentre la politica economica nazionalista del presidente è incentrata all'America First", aggiunge.

Callista Gingrich ambasciatore? E' la Casa Bianca che decide le politiche

Quindi sarà centrale il tipo di dialogo che, anche alla luce dell'incontro di mercoledì, l'amministrazione Trump avvierà con il Vaticano, anche per giudicare la scelta di Callista Gingrich, conclude l'ex ambasciatore che non si sbilancia sulla nomina della moglie dell'ex Speaker repubblicano come ambasciatore presso la Santa Sede.

"Non è l'ambasciatore che decide la politica, ma l'ambasciatore presenta la politica decisa alla Casa Bianca", risponde, aggiungendo che, da questo punto di vista potrebbe essere quindi "positivo" che a Roma venga inviato qualcuno "con una stretta relazione con il presidente", in qualità di moglie di un suo grande alleato politico.

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