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Renzi: ''Ora tocca alla scuola: basta supplentite''

02 settembre 2014 | 14.10
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All'indomani del lancio dei 'Millegiorni', il premier nella sua enews: ''Non ennesima riforma ma nuovo patto educativo: scatti di carriera basati sul merito e non su anzianità''. Countdown al via, nel 2017 ci giudicherete

(Flickr /Palazzo Chigi)
(Flickr /Palazzo Chigi)

"L'Italia deve fare le proprie riforme, dalla giustizia civile alla pubblica amministrazione senza guardare in faccia nessuno. Già. Noi guardiamo negli occhi tutti, ma non guardiamo in faccia nessuno. Questa è la strada ed è il motivo per cui siamo al governo". All'indomani del lancio dei 'Millegiorni', il premier Matteo Renzi nella sua enews torna a battere sulla necessità delle riforme e dà appuntamento a domani mattina, alle 10 sul nuovo sito passodopopasso.italia.it, per quella della scuola.

SCUOLA - Dopo il Senato, la pubblica amministrazione e la giustizia mercoledì toccherà alla scuola. "Noi non facciamo l'ennesima riforma della scuola. Noi proponiamo un nuovo patto educativo. Lo presenteremo ufficialmente domani alle 10 sul sito passodopopasso.italia.it", scrive il premier. ''Chi mi conosce dai tempi di Firenze sa che per me la scuola è alfa e omega di tutto. Solo che la scuola non si cambia con un decreto, ma coinvolgendo famiglie, studenti, insegnanti, presidi, tecnici, amministratori locali. Noi le riforme le facciamo così". Questo patto educativo "conterrà alcune idee nel merito per rendere la scuola sempre più strumento di crescita per il giovane cittadino. Ma anche strumento di crescita per il Paese -spiega Renzi-. Si tratta di proposte, non di diktat prendere o lasciare. Proporremo agli insegnanti di superare il meccanismo atroce del precariato permanente e della supplentite, ma chiederemo loro di accettare che gli scatti di carriera siano basati sul merito e non semplicemente sull'anzianità: sarebbe, sarà, una svolta enorme".

Ancora, Renzi anticipa che "chiederemo alle famiglie e agli studenti se condividono le nostre proposte sui temi oggetto di insegnamento, le materie, quelli che quando andavamo a scuola noi chiamavamo il programma: dalla storia dell'arte alla musica, dall'inglese al coding. Chiederemo ai presidi di fare di più, aumentandone competenze e responsabilità, ma anche snellendo la struttura amministrativa attraverso un percorso di digitalizzazione procedurale spinta". Il premier spiega: "metteremo più soldi, ma facendo comunque tanta spending review: perché educare non è mai un costo, ma gli sprechi sono inaccettabili soprattutto nei settori chiave. Dal 15 settembre al 15 novembre ascolteremo tutti, a cominciare dagli studenti che sono per noi protagonisti, non spettatori. Nella legge di stabilità ci saranno le prime risorse e da gennaio gli atti normativi conseguenti. Nel frattempo continueremo a investire sull'edilizia scolastica, sbloccando il patto a quei comuni che hanno progetti seri, cantierabili, come è accaduto dopo la mia lettera di inizio mandato".

GERMANIA - "I dati economici ci hanno consegnato un'Europa in difficoltà. C'è una crisi globale della zona Euro che fa molto riflettere", continua il presidente del Consiglio. "Per dire: il dato negativo italiano sulla crescita del secondo trimestre, che tanto ha alimentato il dibattito nella prima metà di agosto a casa nostra, è esattamente identico al dato tedesco: -0,2%. Mal comune, mezzo gaudio? Macché: mal comune, doppio danno -spiega il premier- E la Germania si può permettere piccole battute d'arresto con molta più tranquillità dell'Italia che viene da anni di crisi molto dura (nel 2012 il nostro risultato è stato -2,4%, nel 2013 -1,9%, adesso siamo al -0,2% ma ovviamente non basta)". Il premier parla quindi del piano di investimenti annunciato da Juncker e dal ruolo della Bce che "libererà da questo mese 200 miliardi per le banche purché questi soldi vadano alle imprese".

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