Da New York il premier avverte: "Noi siamo per ascoltare tutti e dialogare con tutti però ci sono delle cose che in Italia vanno fatte, punto". Il leader Cgil: "Sento parlare di tre o sette anni, non è la stessa cosa. Comunque possiamo discuterne". M5S strizza l'occhio alla minoranza Pd: "Riforma infame, mandiamo a casa Renzi"
Sulla riforma del lavoro nel Pd "c'è una discussione che a dire il vero non ho seguito molto da quando sono qui, che rispetto e che può aiutare a uscire su una posizione più forte". Lo ha detto Matteo Renzi in un incontro con la stampa a New York, trasmesso da 'SkyTg24' prima del suo intervento al Council on Foreign Relations.
"E' chiaro che non è pensabile che ci sia un momento in cui uno si ferma e si tira indietro - ha spiegato il premier - noi siamo per ascoltare tutti e dialogare con tutti, però ci sono delle cose che in Italia vanno fatte, punto: la riforma costituzionale, la legge elettorale nel più breve tempo possibile, la riforma della Pa, quella della giustizia e la riforma del lavoro, che è irrinviabile". Quindi, "lunedì (alla direzione, ndr) ci si ascolta, si decide e si va tutti insieme".
Sulla questione lavoro, il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, a 'Porta a Porta', lancia una sfida al premier: "Sono mesi che diciamo di discutere tranquillamente sui contratti a tempo a tutela crescente per anzianità di servizio".
"Se il periodo di prova deve essere maggiore dobbiamo parlarne - spiega Camusso - sento parlare di tre o sette anni, non è la stessa cosa. Comunque possiamo discuterne".
"Capisco che ci siano stagioni in cui l'articolo 18 non vale, ma vale un indennizzo" osserva il segretario della Cgil. "Quello che non va bene - aggiunge - è che quel lavoratore non raggiungerà mai le tutele che hanno gli altri". Per Camusso così "creiamo il lavoro più servile" mentre "a noi serve che sia più competente e professionale".
Terrorismo - Da New York il presidente del Consiglio ha commentato anche l'intervento di Barack Obama all'Onu: "Mi è piaciuto molto il suo insistere sul fatto che questa non è una guerra contro l'Islam, non è una guerra di religione o uno scontro di civiltà".
"C'è nel mondo una parte di uomini armati che stanno violando i diritti umani in modo sistematico, in questo scenario è giusto che ci sia una sottolineatura come quella che ha fatto Obama, io l'ho condivisa - ha spiegato il premier - non stiamo facendo una guerra di religione ma un tentativo di bloccare un genocidio".