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Renzi, guai a sottovalutare Salvini ma io non ho paura

27 novembre 2014 | 21.17
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Dopo il successo della Lega frutto del rapporto con le realtà locali, il premier rivendica: "Non ricordo un governo che sia stato così presente sul territorio come il nostro. Mai un presidente del Consiglio ha girato cosi' tanto in Italia". "A Genova andrò solo dopo aver risolto i problemi che hanno causato l'alluvione"

(Infophoto)
(Infophoto)

"Matteo Salvini è senza dubbio un avversario politico. Ma finchè ci sono gli italiani, io non ho paura". Lo ha detto, intervistato da 'Matrix', il presidente del Consiglio Matteo Renzi. ''Salvini è senza dubbio un avversario politico - ha aggiunto - e altrettanto vero che vada rispettato, guai a sottovalutare gli avversari, guai a parlarne male''.

Consapevole che il successo elettorale della Lega nelle recenti regionali è passato anche attraverso il suo rapporto con le realtà locali, Renzi ha rivendicato la stessa attenzione da parte del suo esecutivo: "Non ricordo un governo che sia stato così presente sul territorio come il nostro. Potrei dirle che sono stato il primo presidente del Consiglio che è andato a Gela, a Termini Imerese, a Taranto, dopo anni, nei luoghi delle crisi industriali. Mai un presidente del Consiglio ha girato cosi' tanto in Italia".

All'accusa di non essere andata Genova dopo le recenti alluvioni, Renzi ha spiegato: "Non siamo andati a Genova per scelta dopo l'alluvione perchè credo che tu debba mettere piede in quella città soltanto dopo che hai affrontato, anzi risolto, i problemi che hanno causato ciò che è accaduto".

A questo proposito, ha ricordato, anche "Grillo viene contestato a Genova" mentre "la Taverna, senatrice dei Cinque Stelle, va nelle borgate romane e viene cortesemente invitata ad andarsene. C'e' un elemento di stanchezza verso chi va nelle periferie per tentare di prendere dei voti. Si va nelle periferie per cambiare le cose".

Nelle periferie, ha ammesso, "c'è un disagio, c'è un'emergenza: io ho fatto il sindaco e conosco il disagio delle periferie e credo che dobbiamo investire con team di architetti, con campi sportivi, con asili nido se vogliamo riprenderci le periferie".

"Il campo Rom di Firenze dell'Olmatello io l'ho chiuso, ma - ha spiegato il premier - con politiche inclusive non con i manganelli". "Io non sono andato, come hanno fatto altri, al campo rom a mettere contro gli abitanti del campo con gli abitanti della città, io ho smantellato il campo rom perché è indegno che ci sia un campo rom in una città'', ha concluso.

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